Notre Dame, l’esperto: «La ricostruzione non comprometterà il suo valore storico»
L’incendio ha devastato il tetto della cattedrale di Notre-Dame. Al posto della guglia di legno, è rimasto un buco. Parte della volta della navata è crollata in alcune sezioni e sul transetto. Valérie Pécresse, presidente della regione Île-de-France, ha già annunciato che la ricostruzione comincerà prima possibile, presto. Ma alla fine Notre Dame tornerà al suo splendore? Ne abbiamo parlato con Abele Vadacca, scultore, restauratore delle guglie del Duomo di Milano. «Le modalità costruttive di questa cattedrale sono di una tipologia diversa rispetto a quelle di altre realtà in Europa. La sua pietra è tenera, calcarea. Altre sono fatte con materiale lapideo più resistente, ma anche più duro da lavorare», ci spiega.
A Parigi è successo qualcosa di irreparabile?
«Ricostruire una cattedrale o un bene architettonico storico per via degli agenti atmosferici inquinanti, come ad esempio le piogge acide, o per l’influenza dell’uomo, è un fenomeno abbastanza comune, anche se non tipico del nostro secolo. Anche in passato, cataclismi, terremoti e incendi hanno generato questa necessità di recupero e di reimpianto dei pezzi compromessi. Nella fattispecie di questa cattedrale, nonostante non abbia fatto un sopralluogo, conoscendo la realtà parigina e anche le cave, ritengo che gli enti sul territorio possano portare a un recupero abbastanza rispondente e onesto».
Quanto tempo ci potrebbe volere?
«Sarà necessario prima di tutto ottenere una serie di permessi, quantificazioni, indagini che richiedono un tempo tecnico che va al di là dei lavori di ricostruzione. I tempi dipenderanno anche dall’approvvigionamento del materiale lapideo: a volte, in molte aree, le cave storiche sono estinte, ma in questo caso credo che la pietra si possa recuperare facilmente. Con la tecnologia attuale e i sistemi di ricostruzione virtuale, soprattutto se è già stata fatta un’indagini pregressa, i tempi si accorciano notevolmente. Chiaramente, poi, l’intervento della macchina è limitato: è la manualità dell’uomo che restituirà fedelmente la bellezza dell’opera. Adesso gli inquirenti stanno ancora lavorando per accertare le cause dell’incendio, poi partirà la fase delle valutazioni dell’intervento. Ma in cantiere la ricostruzione potrebbe risolversi in pochi anni».
Nel caso di Notre Dame, potrebbe non essere stata prestata abbastanza attenzione alla sicurezza?
«Non ho elementi per spiegare le cause dell’incidente, e le indagini richiederanno una osservazione attenta, ma ritengo che le normative della comunità europea siano state osservate: i controlli sono molto severi. Certo è che i beni così antichi, in generale, vanno osservati e controllati molto bene, perché sottostanno alle leggi del tempo. E anche solo la presenza di una crepa in più può essere indicativa. È importante salvare i beni storici e conservarli, ma lo è ancora di più prevenire incidenti che potrebbero costare la vita umana».
Per limitare i danni, che cosa si poteva fare?
«Una buona norma, considerando che intemperie e incidenti sono sempre in agguato, è quella di realizzare sempre l’archiviazione tridimensionale dei beni, un oggetto reale in scala, che è come una fedelissima fotografia che può agevolare le operazioni di ricostruzione».
Anche in Italia sono stati recuperati beni storici.
«Il più famoso è probabilmente il Duomo di Milano, su cui vengono costantemente reinseriti nuovi elementi in sostituzione di quelli usurati dal tempo, perché i materiali hanno una longevità limitata. In ogni città vengono restaurati campanili e torri, a vantaggio della sicurezza del bene e dell’umanità».
Si perde però un po’ del valore storico dell’opera?
«Nel caso di Parigi, si ricostruirà un’opera che è già stata rifatta. Non dobbiamo allarmaci: è vero che ci sarà una copia, ma molti palazzi del passato e molte cattedrali sono state sostituite. Meglio lasciare un sedime dove si leggono le tracce di un antico splendore o riportare l’opera a una nuova vita? Oggi abbiano gli strumenti per farlo. In Francia c’è anche una buona preparazione: ci sono scuole e centri importanti, che cooperano anche a livello internazionale».