Francesca Fioretti: «Il colore del dolore è cambiato nel tempo»
Sono trascorsi tre anni dalla morte di Davide Astori, capitano della Fiorentina scomparso all’improvviso mentre si trovava in ritiro con la squadra a Udine, ma solo ora la compagna Francesca Fioretti sente di poterne parlare, così come ha fatto in un libro di recente pubblicazione.
«La vita di prima non c’è più, ma nella nuova vita ci sono delle costanti e la mia è mia figlia Vittoria, che mi ha tenuta sempre salda alla realtà. Anche nelle cose più brutte c’è sempre una luce alla fine e io penso di essere diventata una donna migliore», ha detto l’attrice ospite della puntata di Verissimo che andrà in onda sabato 15 maggio.
La bambina, che oggi, ha 5 anni, era molto piccola quando il padre è mancato. «All’inizio istintivamente le ho semplicemente raccontato la verità perché volevo costruire un rapporto di piena fiducia con lei. Non l’ho mai illusa, ovviamente, il racconto è diventato più complesso nel corso degli anni anche perché a cinque anni la curiosità e le emozioni di una bambina sono diverse rispetto a quando ne aveva due. Oggi Vittoria è una bambina felice e viviamo questa mancanza come una cosa normale nella nostra vita». Alla difficoltà della perdita se ne sono aggiunte altre, come la nomina di un giudice tutelare per la bambina.
«Io e Davide ci amavamo e abbiamo scelto consapevolmente di avere Vittoria. Eravamo una famiglia a tutti gli effetti anche se l’amore non era sigillato da un contratto matrimoniale. Questo ha innescato dei meccanismi che solo oggi comprendo, perché non tutti i minori hanno una situazione serena. Quindi è giusto che esistano questi tutori, però, per una mamma responsabile e che dedica la propria vita alla propria figlia è difficile accettarlo». Una situazione inattesa: «Ho provato tanta rabbia perché erano gli altri che decidevano per mia figlia. Tutti pensavano di avere più diritti di me riguardo Vittoria».
Spesso si è pensato che la tragedia che ha colpito Astori si sarebbe potuta evitare. Facile con il senno di poi, ma come sottolineato da Fioretti sarebbe bastato un esame medico, come riconosciuto nella sentenza di primo grado del processo in corso, che ha confermato la responsabilità medica. In base ai risultati dell’elettrocardiogramma Astori avrebbe dovuto fare un holter che non è mai stato fatto. «Vorrei impegnarmi per far sì che l’holter diventi obbligatorio a prescindere dai risultati dell’elettrocardiogramma», ha detto la donna.
Oggi Francesca è più serena, pronta ad amare di nuovo. «La vita va vissuta a prescindere da tutto. Vivo per mia figlia ma anche per me, perché alla mia età non è giusto che io sopravviva. La morte è una cosa naturale e se trasformi il vuoto in un posto sicuro dove vivere, allora ti salvi. Il dolore è ancora immenso, ma il suo colore è cambiato nel tempo».
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