Il podcast «Divaniamo»: il caso di «Una donna promettente»
C’è una ragazza lì in fondo. L’avete vista? È quella distesa sul lettino mentre gli altri affollano il bancone per ritirare la consumazione. Ha la pelle imperlata di sudore, i capelli in disordine, gli occhi faticano a restare aperti: di sicuro, ha bevuto troppo. Non sarà troppo difficile avvicinarla, magari offrirle un altro drink, portarla a casa e… beh sì, avete capito. È molto probabile che nella vostra vita abbiate assistito almeno una volta a una scena del genere: un capobranco che si crede tanto furbo e una ragazza, non presentissima a sé stessa, che non capisce bene se quello che ha davanti sia un corteggiatore o qualcuno che vuole approfittarsi di lei. Cosa accadrebbe, però, se quella fanciulla semiaddormentata, con i muscoli intorpiditi e arresi all’alcol, fosse in realtà lucidissima, e aspettasse solo il momento giusto per fermare il ragazzo – eccitato, galvanizzato, inebriato – solo per dirgli: che cosa stai facendo?
https://www.youtube.com/watch?v=K8BxDgykZnQLa terza puntata di Divaniamo, il nuovo podcast di Vanity Fair dedicato alle nuove uscite al cinema e in tv, parte da questa domanda e, soprattutto, da un film che in America ha fatto parecchio discutere: Una donna promettente, il primo film diretto da Emerald Fennell, vincitore dell’Oscar per la migliore sceneggiatura originale, che arriverà al cinema in Italia il 24 giugno. Secondo i piani originali della Universal, avremmo dovuto vedere la pellicola in sala già il 13 maggio ma, per via della polemica sul doppiaggio dell’attrice transessuale Laverne Cox affidato a un uomo, la casa di distribuzione ha deciso di correre ai ripari e di far calmare un po’ le acque. Per arrivare preparati a quel momento, però, iniziamo a dirvi qualcosa su questo titolo che, grazie al famoso passaparola che è valso la fortuna a film come Parasite, è riuscito a creare una spaccatura e a far discutere il pubblico e la stampa americana in un periodo in cui il dibattito sulla violenza sulle donne e i mezzi per difendersi è particolarmente caldo.
La protagonista è Cassie, interpretata da Carey Mullighan, un’attrice che si è fatta conoscere grazie a film come Drive e Il Grande Gatsby che qui riesce finalmente a tirare fuori un’anima dark assolutamente accattivante. È lei la «donna promettente» cui fa riferimento il titolo. Un tempo è stata una studentessa di medicina molto in gamba, almeno fino a quando un evento non le ha cambiato la vita: ai tempi del college Nina, la sua migliore amica, è stata stuprata da un compagno di corso davanti a molti dei loro amici mentre era ubriaca. Nessuno ha creduto alla sua versione, e Nina è caduta in una depressione così profonda da portarla alla morte. Da allora Cassie non si dà pace: ha lasciato l’università, è tornata a vivere con i genitori, e ha iniziato a pensare a un modo per vendicare l’amica scomparsa. Ogni fine settimana, infatti, Cassie indossa il vestito della ragazza sbronza e troppo scombussolata anche solo per ricordare come si chiami per far cadere i maschi nella sua trappola e coglierli in flagrante prima che si approfittino di lei. Uno schema che si ripete sempre uguale fino a quando una persona del passato non ripiomba nella sua vita.
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«Una donna promettente» è il film di cui più discuteremo quest'annoÈ a questo punto che Una donna promettente inizia a trasformarsi, da una commedia con venature drammatiche, in un vero e proprio thriller che vedrà Cassie nei panni di una vendicatrice seriale che, pedina dopo pedina, si metterà sulle tracce di tutte le persone che, in qualche maniera, hanno avuto una responsabilità di quanto è successo a Nina. Alla prima al Sundance Film Festival, il film – girato in appena 23 giorni tra il marzo e l’aprile del 2019 – ha raccolto un’ovazione da stadio, ma sono molte le domande che lascia nello spettatore al momento dei titoli di coda: quanto è cambiato il peso di un’accusa di stupro da parte di una donna negli ultimi anni? C’è qualche possibilità di redenzione dei carnefici e dei persecutori? E, soprattutto, può la vendetta curare davvero una ferita, oppure può solo restituirci un benessere momentaneo, tanto appagante quanto fugace, costringendoci a fare i conti per tutta la vita con quello che abbiamo sacrificato per metterla in pratica?
A queste e a tante altre domande risponde «Divaniamo». Buon ascolto!
Il podcast di Vanity Fair «Divaniamo» è disponibile su iTunes, Spreaker e Spotify.