Muore in ospedale 50 giorni dopo un intervento, noto sportivo
CECINA. Il mondo dello sport cecinese, il tennis, l’associazionismo hanno perso un punto di riferimento. Mauro Bruci è morto sabato 12 dicembre all’ospedale di Cecina, dopo quasi due mesi da un intervento chirurgico alle coronarie. L’intervento era andato bene, ma ha avuto conseguenze complicate da cui non si è più ripreso. Era stato operato a Firenze a fine ottobre, poi trasferito alla riabilitazione cardiologica di Volterra, dove era risultato positivo al Covid, da lì alle Cure intermedie di Piombino e infine a Cecina, dove è morto sabato.
Il figlio Marco, psicologo a Roma, è sconvolto dal dolore, accanto alla mamma Anna.
Dinamico, amante dello sport, a 80 anni Mauro Bruci praticava ancora il tennis semi agonistico, nella categoria master. E proprio durante una visita sportiva necessaria per iscriversi a un torneo, l’ottobre scorso si era sottoposto a un elettrocardiogramma, dal quale erano emersi dei problemi alle coronarie. Così gli avevano consigliato di operarsi. «Era una persona di un’umanità incredibile: amava la vita, lo sport e i viaggi, ma soprattutto riusciva a comunicare con gli altri in modo ineguagliabile». Lo descrive così Vincenzo Cerrone, amico da una vita. «Nonostante la differenza d’età ci capivamo perfettamente - racconta Cerrone, ex dirigente della Polizia di Stato - L’ho accompagnato io a Careggi, il 23 ottobre. Ogni giorno ci allenavamo a tennis sui campi della Manotflex, in via Moro. Era un uomo pieno di vita, che non sentiva la fatica. Ha portato a Cecina il tennis in carrozzina, un bellissimo progetto per insegnare ai disabili e per i disabili stessi».
Ex funzionario della Banca Toscana, Bruci aveva la passione per il tennis. Era stato presidente del circolo di via Moro, ora Mantoflex, ed aveva introdotto a Cecina la specialità del tennis in carrozzina. Aveva dato vita a una vera scuola, tanto che a Cecina veniva ad allenarsi la Nazionale di tennis disabili, di cui fa parte il cecinese Luca Meini, uno dei primi 15 in Italia nella categoria. «È stato Mauro a portarmi al campo - racconta commosso Meini - quando 16 anni fa un incidente mi ha tolto l’uso delle gambe. E mi ha aiutato, mi ha dato forza, tante volte si è allenato insieme a me e Vincenzo (Cerrone, ndr). Lo ricordo con grande affetto, una persona buona ed eccezionale».
Oltre allo sport e al volontariato, Mauro Bruci era anche un appassionato di viaggi. «Andava ogni anno con la moglie Anna in camper per alcuni mesi in Norvegia - dice Cerrone - un Paese che amava moltissimo, perché amava la natura, stare in mezzo al verde, e aveva conosciuto delle persone norvegesi con cui aveva fatto amicizia».
Il finale è tragico. «Nell’intervento a cui si era sottoposto il 23 ottobre a Careggi - dice il figlio Marco Bruci - gli avevano impiantato due bypass. L’operazione è andata bene, ma le conseguenze sono state disastrose: è stato ricoverato in terapia intensiva, ha avuto un delirio ipercinetico, accentuato dall’isolamento, non era certo una demenza senile; l’isolamento da Covid ha aggravato le condizioni psichiche e mentali di mio padre, poi a Volterra dove è stato sottoposto a riabilitazione fisica e logopedia è risultato anche positivo al Covid. Abbiamo deciso di portarlo a casa, e lo hanno trasferito alle Cure intermedie di Piombino, dove ha contratto un’infezione urinaria. Per questo mercoledì sera è stato trasferito a Cecina in prognosi riservata, ma già venerdì i medici ci hanno avvisato che era in fin di vita. Mio padre - prosegue il figlio - era sempre stato bene in salute, aveva portato anche a Roma il progetto per il tennis in carrozzina, su cui aveva aperto una scuola a Cecina».
Stamani, lunedì 14 dicembre, alle 10,30, l’ultimo saluto partendo dall’obitorio di Cecina (le esequie sono curate dall’impresa funebre Frongillo). Il corpo sarà cremato al cimitero dei Lupi a Livorno. —