Temptation Island o il Premio Strega? «È questo il dilemma»
Non sollevate gli occhi al cielo e non turatevi il naso rischiando di rovinare la mascherina che troneggia sulla vostra faccia: se anche aveste letto tutti i libri fascettati esposti nelle vetrine del centro, è impossibile che non siate inciampati anche solo per sbaglio in un falò di confronto o nella sfilata degli uomini e delle donne single che entrano nel villaggio dei fidanzati bardati da un tabarro blu e rosso che, in qualche universo parallelo e un po’ perverso, potrebbero pure essere un omaggio alle ancelle della Atwood. Capiamo la vostra perplessità: Temptation Island e la finale del Premio Strega hanno apparentemente poco e niente da spartire, se non fosse che una certa leggenda racconta di un certo attaccamento malcelato degli intellettuali italiani proprio al programma condotto da Filippo Bisciglia, capace come pochi di fotografare gli intrighi e gli amori, i tradimenti e le gelosie che continuano a essere oggetto di una buona parte della letteratura odierna. Chiariamoci, non è che ci voglia Temptation Island per capire qualcosa di più di quello che alcuni continuano a definire in maniera dispregiativa il «Paese reale», ma non si può negare che pure lì, tra gli arredi fini e sciccosi della Torre d’Avorio, un po’ di divertimento dovranno pure concederselo.
https://twitter.com/TemptationITA/status/1278045640363085824Lo aveva spiegato molto bene Michela Giraud che, in uno sketch del suo spettacolo di stand-up comedy, ha immaginato che faccia potrebbe avere un laureando in Ingegneria beccato dal coinquilino nell’atto proibito di guardarsi Temptation Island nella semioscurità della stanzetta, reato pari solo al consumo di una sostanza stupefacente e illegale, altamente tossica e nociva non tanto per la salute, quanto per la reputazione. Se domani si discuterà più del vincitore del Premio Strega o delle sedie dell’Is Morus Relais buttate per aria dal primo fidanzato che osserva indignato il video della consorte in atteggiamenti intimi con chi le spalma la crema in spiaggia lo scopriremo solo vivendo, ma è certo che la coincidenza della messa in onda dei due programmi, del sacro e del profano, dello Strega su Raitre e di Temptation Island su Canale 5, potrebbe mettere in crisi una buona fetta di spettatori che non saprebbero su cosa indirizzare le conversazioni del giorno dopo. Meglio valutare lo stato di ubriachezza del vincitore del Premio nelle interviste immediatamente successive alla proclamazione al Ninfeo, o meglio discutere con i più intimi di come ad Antonella Elia ormai manchi solo Ballando con le Stelle per fare l’en plein in tv?
Esageriamo, naturalmente. E ringraziamo anche le piattaforme digitali che, nella peggiore delle ipotesi, possono liberarci da una scelta così minacciosa portandoci a seguire la consegna del Premio in diretta e le pillole più succulente di Temptation la mattina dopo. Resta che, specie con certi programmi della generalista, si conservi ancora quell’aria spocchiosetta di chi non solo si stupisce di come tu possa guardare certe porcherie, ma anche del perché vadano in onda senza che nessuno abbia chiesto un’interrogazione parlamentare in merito. Forse il modo migliore di sgrovigliare la matassa è uno solo: ammettere la pluralità delle proprie pulsioni, riconoscere che aver apprezzato Il colibrì non può automaticamente farci passare per lobotomizzati se il giovedì sera ci sintonizziamo su Canale 5 perché, dopotutto, siamo umani anche noi e non è che si può guardare Rai Storia tutte le ore. Ci sarà, però, un gruppo di intellettuali che leggendo questo articolo potrebbe prenderla sul personale perché non è mica vero che l’equazione «élite = Temptation Island» sia sempre così automatica. Ci sarà, dopotutto, qualcuno che il programma non lo ha mai visto e che ne scopre l’esistenza solo leggendo queste righe. Se così fosse vi consiglieremmo comunque di darci uno sguardo. Se a intervalli regolari non si fa che parlare dello stato drammatico dell’editoria italiana, forse concedere una possibilità a un programma che d’estate fa il 22% di share potrebbe essere d’aiuto per capire qualcosa di più del pubblico a cui ci rivolgiamo.