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Апрель
2019

Ritardi dei pagamenti: per pagare c’è sempre tempo

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Il nostro paese da anni ha un problema con i ritardi dei pagamenti che talvolta mettono in seria difficoltà le imprese che forniscono prodotti e servizi
Arma dei Carabinieri di Bologna
Trentino Riscossioni SpA
Arma dei Carabinieri di Bari
Comune di Arcole
Comune di Galbiate

Io ti fornisco un prodotto o un servizio e tu non mi paghi. O meglio, aspetti a oltranza a farlo finché questo ritardo non produce effetti negativi sulla mia azienda. Sembra il copione stravolto di quello che dovrebbe essere uno scambio commerciale. Eppure in Italia accade e anche con una certa frequenza. I ritardi dei pagamenti hanno perfino condotto a vicende diventate oggetto di cronaca. Imprenditori che, stremati dall’attesa, hanno dovuto dichiarare fallimento. E altri sono giunti purtroppo a gesti anche più estremi.

E dire che questa dinamica sembra sinceramente assurda. Non ci sogneremmo mai di pagare un filone di pane quattro mesi dopo. E allora perché nei rapporti fra aziende oppure fra realtà private ed enti statali ciò si verifica?

Si tratta di una sorta di malcostume. In Italia sembra che «il termine di pagamento non sia un imperativo categorico, anzi è un elemento che riceve poca considerazione», spiega il professor Maurizio Cisi dell’Università di Torino, «In stati con culture d’impresa più rigorose è invece un tratto qualitativo da rispettare».

E in questo contesto culturale ed economico si inseriscono due ulteriori elementi. Il primo riguarda il rapporto di potere che si instaura tra chi compra e chi vende. «Nei rapporti tra imprenditori medio piccoli chi compra è leader, mentre chi fornisce è in una dimensione di “sottomissione”. A questo proposito torna in mente il detto secondo cui per pagare e morire c’è sempre tempo».

Il secondo dato è più curioso. «Spesso il peggiore pagatore è stato il settore pubblico. Così facendo, ha fornito un cattivo esempio che si è poi radicato nel settore privato». Già, perché se un imprenditore privato nota che lo Stato, le istituzioni, non rispettano i tempi di pagamento, potrebbe sentirsi in qualche modo autorizzato a fare lo stesso.

Sul sito del Ministero dell’Economia si esplicita che «le pubbliche amministrazioni sono tenute a pagare le proprie fatture entro 30 giorni dalla data del loro ricevimento». Fanno eccezione quelle del sistema sanitario che hanno invece a disposizione 60 giorni di tempo. Il Ministero ha monitorato i pagamenti delle amministrazioni pubbliche nel 2017; questi dati sono tuttavia da analizzare con attenzione – come specifica l’ente stesso – perché «non tutti gli enti comunicano informazioni complete».

Nel 2017 19 milioni di fatture (su un totale di 27) sono state saldate dallo Stato con un tempo medio di 55 giorni. Un periodo non troppo lungo insomma, stando a questa rilevazione, sebbene più esteso della trentina di giorni che valgono per la maggior parte delle amministrazioni pubbliche. La buona notizia è che rispetto al 2016 c’è stato un dimezzamento dei tempi di pagamento. Il MEF ha anche stilato una lista degli enti più virtuosi in riferimento ai tempi di pagamento (nella gallery ne potete scoprire alcuni).

Ma la domanda importante a questo punto è: perché le amministrazioni e gli enti pubblici in alcuni casi hanno ritardi dei pagamenti? «Non è che l’amministrazione pubblica non li voglia rispettare: semplicemente non riesce a farlo. E al tempo stesso in alcuni casi non sembra una priorità accorciare i tempi di pagamento. Ci sono cooperative sociali che attendono di essere pagate anche per un anno».

Ci si chiede dunque perché una realtà imprenditoriale dovrebbe aspirare a diventare fornitrice di un ente pubblico. Se è noto che i pagamenti arriveranno con un certo ritardo, perché rischiare? Anche qui la risposta è piuttosto semplice. «Con l’amministrazione pubblica sei sicuro di essere pagato, ma non sai quando. Viceversa nei rapporti fra privati sussiste il rischio (d’impresa) di non ricevere il pagamento per il servizio reso». Non è un caso se le ingiunzioni di pagamento sono più frequenti nei rapporti commerciali fra realtà private.

Eppure l’aggiudicazione di un appalto pubblico nell’immaginario comune è  una grande conquista. Un immaginario che evidentemente ha preso forma in altri tempi. «Negli anni è cambiato il contesto delle amministrazioni che una volta avevano meno vincoli». Ora, anche a causa della crisi economica, gli enti pubblici sbloccano i pagamenti con più difficoltà. «Alcune aziende che avevano molti clienti pubblici sono fallite negli ultimi anni per il blocco dei pagamenti».

Questo succedeva anche a causa di un altro meccanismo perverso. Sebbene non avessero incassato i pagamenti, le aziende, avendo emesso fattura, dovevano comunque pagare l’IVA. E su importi cospicui come quelli di alcune commesse pubbliche, questa cifra poteva essere davvero impegnativa. «Nel tempo la normativa è cambiata: chi vende allo Stato non deve sempre versare l’IVA se non ha ancora incassato il pagamento. E questo vale anche per le altre imposte».

Cosa si può fare se un committente ritarda molto nei pagamenti? Con gli enti pubblici ben poco, a parte attendere. Con le realtà private, invece, si può passare da un semplice sollecito fino a «strumenti coercitivi. In determinate situazioni si può arrivare a chiedere fino al fallimento della realtà che non paga» conclude Cisi.

Nell’immagine, una scena di The company men, uno dei titoli dedicati alla crisi economica.

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