«Morì perché non curata con l’antibiotico»: famiglia accusa tre medici della Maugeri
PAVIA. Morì nel 2021 per una grave insufficienza renale provocata, secondo la denuncia dei familiari, da un batterio killer contratto in sala operatoria alla Maugeri. Batterio scoperto tardi e per il quale, sempre secondo l’accusa, non fu somministrata terapia antibiotica. Sul caso di Gian Piera I., morta a 75 anni, la procura ha aperto un’indagine per omicidio colposo a carico di tre medici della clinica di Pavia, ma a distanza di tre anni dai fatti la stessa procura chiede di archiviare. La famiglia della donna non ci sta e chiede alla gip Maria Cristina Lapi di andare avanti con l’inchiesta: l’udienza per decidere a fissata per il 23 maggio. «I sintomi sono stati sottovalutati, quel batterio poteva essere combattuto con una terapia adeguata», dichiara l’avvocata della famiglia, Sabrina Maratea.
La vicenda
La donna, originaria di Pietra Ligure, si rivolge nel 2016 alla Maugeri dopo la diagnosi di carcinoma mammario. Esegue un intervento chirurgico e assume una terapia ormonale. La cura sembra andare bene, ma nel 2020 il cancro ritorna e si manifesta in un altro organo, all’addome. La donna viene sottoposta a un nuovo intervento chirurgico, stavolta per l’applicazione di stent tra il rene e la vescica.
L’operazione riesce. Ma a marzo del 2021 è necessario sostituire gli stent. Stavolta l’operazione non va come dovrebbe. «Si è sentita male non appena è stata riportata in stanza – spiega uno dei figli –. Era molto debilitata. Sette giorni dopo, nonostante il suo malessere, è stata dimessa dall’ospedale». Nei mesi successivi all’intervento la situazione peggiora. La donna è sempre più sofferente. I medici del reparto rassicurano i familiari, perché l’andamento del tumore non preoccupa. Tra aprile e maggio di quell’anno è sottoposta a una serie di analisi del sangue, che mostrano valori alterati. In particolare la creatinina elevata, indice di un possibile problema renale, e la ferritina, superiore di tre volte il limite massimo. Seguono mesi di controlli e terapie, che però non risolvono la situazione.
Il batterio
Solo il 14 giugno la donna viene ricoverata alla Maugeri e i medici eseguono una urinocoltura: emerge la presenza di Klebsiella pneumoniae, un batterio che si contrae in ospedale e che, se non curato, porta a gravi complicazioni, fino alla morte. Solo il 23 giugno la donna comincia ad assumere antibiotici, ma è tardi. Il 29 giugno viene trasferita nel reparto di cure palliative in via Boezio a Pavia, dove muore il 6 luglio. E ora i parenti chiedono al giudice di svolgere indagini più approfondite. Per il loro consulente il batterio, se fosse stato scoperto in tempo, poteva essere combattuto con antibiotici. Per il perito della procura, invece, non si può stabilire un nesso di causa tra la morte della donna e le cure alla Maugeri.
«La paziente poteva essere salvata – dice l’avvocata della famiglia –. Chiediamo altre indagini, visto che non sono stati sentiti neppure i medici».