Revocato sequestro da 1,5 miliardi di euro agli eredi dell’imprenditore Carmelo Patti
ROBBIO. La Corte d’appello di Palermo ha revocato totalmente la maxi confisca dei beni agli eredi Carmelo Patti, già patron della Valtur e della Cablelettra morto nel 2016 a 81 anni. Il sequestro era stato disposto a fine novembre 2018 dal tribunale di Trapani su mandato della direzione investigativa antimafia di Palermo: Patti era ritenuto prestanome del boss Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso anno e morto da pochi mesi.
Le accuse decadute
Si trattava di un patrimonio tra immobili ed aziende, anche a Robbio e Vigevano, di circa 1,5 miliardi di euro. Secondo l’accusa, ora decaduta, Patti avrebbe riciclato «i proventi illeciti del boss». Secondo la corte d’appello che ha annullato il provvedimento, però, «mancano concreti elementi indiziari relativi a una cointeressenza di esponenti mafiosi nelle attività imprenditoriali di Patti». Inoltre, secondo i giudici, non c’erano profili di pericolosità sociale di Patti: «Prendendo in considerazione il materiale probatorio complessivamente raccolto sia nel corso del primo grado che nel grado di appello, deve escludersi che siano emersi concreti sintomi della pericolosità sociale del proposto, essendo rimasta dimostrata una vicinanza a soggetti, a loro volta vicini all'associazione mafiosa, in assenza di concreti elementi indiziari relativi a una cointeressenza di esponenti mafiosi nelle attività imprenditoriali di Patti», si legge ancora nelle motivazioni della sentenza d’appello.
Tra i beni dissequestrati ci sono la Cablettra Spa (sede a Vigevano, in amministrazione giudiziaria dal 2009), la Cablacar Srl (sede a Vigevano e immobili a Robbio, in scioglimento e liquidazione), la Coinvest (Vigevano e Robbio), la Fimec Srl (sede a Vigevano e un capannone a Sant’Angelo Lomellina, in liquidazione), la Logistic Center Srl (Vigevano e Robbio) e la Holding Turistica Italiana (Vigevano). Società e immobili che fanno parte di un lungo elenco. Inoltre ci sono anche le sedi estere della Cablelettra, un golf club a Roma e diversi villaggi turistici ex Valtur.
La storia
Carmelo Patti era arrivato a Robbio da Castelvetrano (Trapani) negli anni ’60: in tanti ricordano come fosse giunto al nord con la valigia di cartone. Di estrazione umile, aveva iniziato a lavorare come operaio alla Philco, una fabbrica di frigoriferi che poi ha chiuso. Dopo di che ha fondato la Cablelettra, specializzata nella costruzione di fili per il cablaggio interno delle auto. Una piccola società di provincia diventata, in meno di 30 anni, una multinazionale con stabilimenti anche in Cina, Tunisia e Polonia. Il principale cliente di Cablelettra era il gruppo Fiat.
Un impero economico che ha permesso a Patti di acquistare anche la Valtur, a fine anni ’90. Carmelo Patti è stato nominato anche cavaliere del lavoro. Una fortuna imprenditoriale conclusa nel primo decennio degli anni 2000. Prima la crisi, e l’amministrazione giudiziaria che dura tutt’ora, della Cablelettra: l’azienda era stata ceduta nel 2011 ai giapponesi di Yazaki che avevano trasferito tutta la produzione a Grugliasco, nel Torinese. Poi c’è stato anche il crack della Valtur.