La preside di Medicina: «Il primario indagato è un professionista serio, ma è giusto fare chiarezza»
Pavia, parla Cristina Tassorelli: «Sono stupita, il caso riguarda un docente e medico rispettato, se c’è un problema però bisogna risolverlo»
PAVIA. «Conosco il docente coinvolto nel caso delle presunte molestie: è un professionista serio, rispettato sia dal punto di vista medico che scientifico. Tuttavia è giusto che chi deve indagare lo faccia, aspetteremo che la giustizia faccia il suo corso: dopo le segnalazioni arrivate dalle specializzande, tendo a pensare che bisogna fare chiarezza. Ciò che ho letto sulla stampa ha stupito anche me, ma se le colleghe hanno percepito un problema bisogna risolverlo, così che non succeda più».
Lo dice Cristina Tassorelli, presidente della facoltà di Medicina dell’Università, intervenendo sul caso delle presunte molestie sessuali commesse da un docente universitario, ex direttore di una scuola di specialità e primario del policlinico San Matteo, indagato dalla procura di Pavia per violenza sessuale aggravata dall’abuso di autorità.
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L’inchiesta è partita dalle segnalazioni di 10 specializzande di quinto anno che, nel 2021, hanno denunciato il caso all’ateneo tramite il questionario anonimo per valutare il corso di studi. I fatti nel mirino della procura risalgono all’anno accademico 2019-20, cioè quando Tassorelli non era ancora presidente di facoltà (si è insediata a luglio 2022).
«Se c’è disagio, parlatemene»
Ma oggi rassicura i medici in formazione dell’ateneo: «Ribadisco la mia disponibilità nei confronti degli specializzandi e delle specializzande, il mio telefono è sempre acceso per cui cercatemi. La facoltà ha un presidio di qualità e somministra questionari ogni anno, ma in caso di disagio parlate».
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Nel frattempo, si è saputo che anche una medica, strutturata al policlinico ormai da diversi anni ma in un altro reparto del San Matteo, è stata inserita dalla procura tra le vittime (11 in tutto) del procedimento giudiziario: è a lei che le specializzande si sono rivolte per confrontarsi e riferire dei comportamenti «sconvenienti» del primario e docente del corso di specializzazione dell’anno 2019/2020, nel mirino della procura.
La vicenda
Le segnalazioni delle specializzande sono passate attraverso gli organismi di controllo dell’Università, che ha avviato un procedimento disciplinare a carico del docente (poi chiuso) e trasmesso gli atti in procura. Le giovani donne hanno parlato di posizioni “innaturali” che l’uomo assumeva per simulare atti sessuali, ma anche di palpeggiamenti e toccamenti in particolare durante la spiegazione di alcuni esami diagnostici.
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Testimonianze che sono bastate alla procura, attraverso la magistrata Valentina De Stefano, a chiudere le indagini con l’accusa di violenza sessuale aggravata «dall’aver commesso il fatto all’interno di un istituto di formazione con abuso di poteri e in violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione da lui svolta». Oltre alle testimonianze, c’è anche una chat di Whatsapp, in cui le specializzande si scambiavano sensazioni su quanto avveniva in reparto nella relazione con il docente. Adesso la procura dovrà decidere se archiviare il caso o chiedere il rinvio a giudizio.