C'era da aspettarsi che l'uscita di scena del numero uno dell'Fbi, James Comey, non sarebbe stata indolore per la Casa Bianca e così è stato, come dimostra la pubblicazione di un memoir di 300 pagine in cui l'uomo che un periodo è stato a capo del Bureau statunitense si prende una sua rivincita personale sul presidente Trump.In "A Higher Loyalty: Truth, Lies and Leadership" l'uomo che fu licenziato in tronco da Trump e sostituito, perché non ritenuto in grado di occupare con efficacia il suo posto - er per chiudere in fretta le indagini sul caso Russiagate - si lascia andare a più di una rivelazione.Nel suo memoir Comey parla dell'inquilino della Casa Bianca come di un uomo che si comporta con i suoi sottoposto come un boss mafioso "in completo controllo" e circondato da una cerchia di persone asservite e vincolate alla fedeltà al leader.Per l'ex capo del Fbi "la sua leadership è guidata esclusivamente dall'ego" e inoltre il presidente sarebbe ossessionato dal dossier redatto dall'ex spia britannica Christopher Stell, che sosteneva come Mosca avesse in mano materiale a sufficienza per ricattare Trump. A Comey la Casa Bianca avrebbe chiesto di indagare sul presunto video che mostrava alcune prostitute orinare sul suo letto in una camera d'albergo.