Tampon tax, Laura Boldrini: «Il ciclo non è un lusso»
È stata dura ma un piccolo passo in avanti è stato fatto. Per tutte le donne. Forse tra qualche tempo gli assorbenti costeranno meno, come già accade in mezza Europa, anche in Italia. È di questi giorni la decisione della Germania di abbattere la tassazione (dal 19 al 7 per cento) sui tamponi mestruali. Come in Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Olanda e Irlanda.
Nel nostro Paese è tornato in discussione l’emendamento al decreto fiscale che prevede l’applicazione dell’aliquota Iva ridotta al 10 per cento invece di quella al 22 per cento sugli assorbenti (o meglio prodotti sanitari e igienici femminili, quali tamponi interni, assorbenti igienici esterni, coppe e spugne mestruali). Il massimo contemplato dal sistema fiscale italiano. Come un bene di lusso. Ma perché? Ogni donna nel corso della sua vita fertile deve affrontare 456 cicli mestruali, in tutto 2.280 giorni e 1700 euro di spesa solo per gli assorbenti (dati Camera dei Deputati). Lusso?
Ne abbiamo parlato con Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico e prima firmataria dell’emendamento per la riduzione della cosiddetta tampon tax.
Prima era stato bocciato dalla Commissione Finanze alla Camera poi è stato riammesso. Una bella vittoria.
«Sì, mi ha fatto molto piacere che sia accaduto. È stato giusto farlo, la materia era conforme al provvedimento, trattandosi del decreto fiscale e parlando qui di iva».
Un significato importante per i diritti delle donne.
«È un emendamento dell’intergruppo parlamentare sui diritti delle donne. Raccoglie 32 firme di deputate di diversi gruppi politici sia di maggioranza che opposizione. Ci tenevo che si potesse andare avanti perché il tema è d’interesse di milioni di ragazze e donne».
Un’azione bipartisan.
«È stata una bella esperienza vedere come all’intergruppo dei diritti delle donne di Montecitorio ci sia stata la disponibilità di tutte le colleghe a firmare questo emendamento e anche a impegnarsi per altre iniziative. Quando le donne di vari partiti politici si mettono insieme per ottenere dei risultati questi arrivano e non vanno solo a vantaggio delle donne. Ogni volta che abbiamo acquisito nuovi diritti, è stata la società a guadagnarci. Questa è una battaglia che dobbiamo fare tutti quanti, anche gli uomini».
In Europa la maggior parte dei Paesi ha abbattuto la tassazione sui prodotti mestruali. Perché l’Italia no?
«È un problema di coperture, è stato finora considerato solo così. Non è stata data abbastanza importanza a rendere fruibili e più accessibili questi prodotti igienici e sanitari che non sono un lusso. Il ciclo non è un lusso e i prodotti igienici non possono essere tassati come tali. Sono una necessità e dovrebbero essere tassati come i beni di prima necessità. Cioè al 5 per cento».
Riuscirci che valore ha?
«È giunto il momento di dare un segnale di attenzione alle donne e alle ragazze. Questo è un piccolo passo però significativo. Mi auguro che il governo si adoperi in modo tale che non ci sano problemi sulle coperture».
Adesso, quale iter seguirà la proposta?
«C’è il dibattito in Commissione, spero che l’emendamento venga approvato all’unanimità poi si arriverà alla copertura. Infine si andrà in Aula e il governo dovrà esprimere il parere. Spero che sarà favorevole e che quindi saranno state trovate tutte le misure di copertura necessarie».
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