Commissione Ue contro il blocco d’Israele sulle ong a Gaza: “Legge inattuabile in questa forma”
Un blocco delle ong internazionali a Gaza rappresenterebbe l’ultimo e decisivo colpo inflitto da Israele alla popolazione della Striscia che, a quel punto, sarebbe costretta a scegliere tra morire di fame, freddo e malattie o lasciare definitivamente l’exclave palestinese. La nuova legge di Tel Aviv che impone una stretta del governo sugli accessi delle organizzazioni è stata per questo criticata anche dall’Unione europea, con la commissaria all’Uguaglianza, Hadja Lahbib, che su X ha attaccato: “I piani di Israele di bloccare le ong internazionali a Gaza significano bloccare gli aiuti che salvano vite. L’Ue è stata chiara, la legge sulla registrazione delle Ong non può essere attuata nella sua forma attuale. Tutte le barriere all’accesso umanitario devono essere rimosse. Il diritto umanitario internazionale non lascia spazio a dubbi, gli aiuti devono raggiungere chi ne ha bisogno”.
Quanto questa presa di posizione possa trasformarsi in provvedimenti è ancora tutto da stabilire. Anche perché già in passato dalla Commissione erano arrivate proposte di sanzioni nei confronti di Israele che, però, si sono poi arenate in sede di Consiglio europeo grazie all’opposizione di diversi Stati membri.
La legge che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2026 modifica le regole di registrazione delle organizzazioni estere imponendo un vaglio preventivo del Ministero per la Diaspora guidato da Amichai Chickli. E questo darebbe modo all’esecutivo di ricorrere alla sua solita motivazione per impedire alle organizzazioni indipendenti, ma anche alle agenzie delle Nazioni Unite, di entrare nella Striscia: l’accusda di legami con Hamas. “L’assistenza umanitaria è benvenuta, lo sfruttamento dei quadri umanitari a fini terroristici no”, ha già dichiarato Chickli. Le nuove misure “fanno seguito alla scoperta che alcuni dipendenti di determinate organizzazioni internazionali erano coinvolti in attività terroristiche”, precisano dal Ministero.
Partendo da quest’ultimo punto, le ong dovranno fornire una lista dettagliata dei dipendenti palestinesi impiegati nei Territori. Alcune di esse si sono già rifiutate di rispettare le nuove imposizioni dell’esecutivo Netanyahu e per questo rischiano l’espulsione dalla Striscia. La loro motivazione è che Israele non garantisce l’uso non a scopi militari o di intelligence delle informazioni sensibili che verrebbero fornite riguardo al personale palestinese.
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