Lettera aperta ai ragazzi di terza media: nella scelta delle superiori, tenete aperto l’orizzonte. E dubitate delle scorciatoie
di Serena Cavalletti*
Questo post vuole essere una lettera aperta rivolta ai ragazzi, alle ragazze e alle famiglie che si trovano, come mio figlio e noi genitori, di fronte alla scelta non semplice della scuola superiore.
“Sono piccoli” diciamo quasi tutti ed è vero: se il percorso è stato lineare hanno altri due anni di scolarità obbligatoria, ma devono dividersi, diramarsi in strade nuove, cercando un criterio che orienti e supporti questa scelta. Già da novembre ci siamo immersi in un vortice di open day, studente per un giorno, laboratori di greco, grafica e robotica, proposte allettanti sulla settimana corta, sulle curvature o addirittura di percorsi quadriennali: una rosa di offerte talmente vasta e interessante da frastornare. Per la prima volta da madre ho parlato con le altre famiglie presenti e ho avuto l’opportunità di cambiate prospettiva, dall’interno all’esterno dell’ambiente didattico, dalla tecnica professionale di docente e di analista delle politiche ministeriali, alla sua percezione e ricaduta.
Bene, io ho riflettuto e tra i criteri che si possono usare per affrontare questa scelta ne salverei uno solo: scegliete l’ambito in cui sentite di poter fiorire, sviluppare al meglio le vostre capacità, dare a voi stessi e al mondo la parte migliore. Solo questo conta. Lasciate perdere la prospettiva, il futuro è da scrivere e in evoluzione così rapida che oggi non possiamo dire quali saranno le professioni che farete tra cinque anni e quelle che verranno pian piano a sparire.
Tenete l’orizzonte aperto, pretendete dalla scuola l’esercizio del pensiero, la fatica sul piano della riflessione, la capacità di produrre un’intelligenza collettiva. Rifiutate la competizione, l’individualismo rende deboli, la cooperazione rende comunità, fatene pratica, vi permetterà un giorno di contare. Dubitate dei percorsi brevi. La scuola quadriennale non è pensata per voi, compiace Confindustria e il bisogno di manodopera iperspecializzata, pronta nell’immediato, che le aziende non vogliono prendersi l’incomodo di formare. Lo fanno anche nei Paesi in via di sviluppo con quella che chiamano Internazionalizzazione del sistema (un milione di euro nel 2025) così le aziende che delocalizzano troveranno il personale già formato anche nella lingua italiana e noi qui davanti ai cancelli.
Ma attenzione, guardatelo per quello che è, il mondo del lavoro: un ambiente fluido in cui niente resta com’è, vi sarà più prezioso aver imparato a imparare, aver sviluppato la capacità di ragionare e discernere, che aver appreso una tecnica sola e preparatevi a difendere la preziosità della vostra vita, di ciò che siete, a ricostruire una relazione dialogica e paritaria con il datore. Se sarete preparati a questo avrete la capacità di riappropriarvi di diritti che stanno erodendo facendovi credere che lavorerete solo piegati da ricatti contrattuali o impiegando la vostra laurea a precarizzare gli altri.
Rifiutatevi; e impegnatevi già da ora, in quanto studenti e studentesse, a mantenere un intenso contatto con la realtà, pretendete dalla scuola che vi supporti in questo, ne fate parte, siate soggetto della storia e non elementi assoggettati, esercitate il diritto di protesta, apprendete ogni forma non violenta e soprattutto la disobbedienza, che è una grande virtù ed è ciò che fa tremare il sistema: possono tentare di rendervi schiavi dei consumi, ma non possono obbligarvi a consumare, possono indurvi a dividere le persone per il colore della pelle, per il genere o l’orientamento sessuale, ma voi non siete obbligati a farlo, a scuola sarete tutti insieme e di questo potrete fare un valore perché siete titolari di un diritto fondamentale che quello alla felicità e si è felici quando si è uniti, attivi, partecipi.
Si è felici quando si è trovato l’ambito che attiva il flusso, questa è la teoria di Mihàly, che da psicologo si è chiesto che cosa renda felici le persone e ha scoperto che non è la ricchezza, nemmeno il tempo vuoto né la mancanza di fatica: è uno stato di totale immersione in un’attività che ci gratifica, che ci fa perdere la cognizione del tempo e ci fa sentire davvero vivi. Ecco, cari ragazzi e ragazze, caro figlio mio, scegliete di fiorire, cercate quel seme dentro di voi, non smettete mai di coltivarlo, il resto conta poco, anzi per niente.
*Docente componente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione
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