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2024

Confindustria, il neo presidente Orsini si presenta: “Vogliamo il nucleare, parlare di Jobs act è una pazzia”

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Confindustria, il neo presidente Orsini si presenta: “Vogliamo il nucleare, parlare di Jobs act è una pazzia”

Emanuele Orsini è ufficialmente il presidente di Confindustria. Acclamato dall’Assemblea generale dell’associazione, con oltre il 90% dei consensi, si è presentato alla stampa e ha inaugurato uno stile diretto, chiaro, molto semplice. Ma non privo di asperità e conflittualità solo accennate ma potenzialmente dirompenti. Dalla sua “emilianità”, dice, spera che emergerà soprattutto lo spirito del […]

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Emanuele Orsini è ufficialmente il presidente di Confindustria. Acclamato dall’Assemblea generale dell’associazione, con oltre il 90% dei consensi, si è presentato alla stampa e ha inaugurato uno stile diretto, chiaro, molto semplice. Ma non privo di asperità e conflittualità solo accennate ma potenzialmente dirompenti.

Dalla sua “emilianità”, dice, spera che emergerà soprattutto lo spirito del “dialogo” e dell’unità, innanzitutto dentro Confindustria, aspetti che vuole coniugare all’”identità” ritrovata di Confindustria. Grazie anche alla schiettezza che ha animato l’affollata conferenza stampa in viale dell’Astronomia, però, Orsini ha sollevato diversi temi di scontro. Rilancio del nucleare e garanzia che la transizione ecologica non blocchi la “competitività” delle aziende; forti dubbi sull’autonomia differenziata e, in parte, sul Ponte sullo Stretto; critica al governo per la norma retroattiva sul Superbonus e poi un affondo diretto alla Cgil di Maurizio Landini: “Con i problema di allineamento tra domanda e offerta di lavoro fare oggi il Jobs Act è una pazzia”.

Orsini dice di non volersi mettersi dentro lo scontro politico, gli sta a cuore la sua associazione dove, nonostante sia uno dei vicepresidenti uscenti, è stato a lungo considerato un outsider, non certo il candidato del nucleo più forte che avrebbe gradito il presidente di Erg Edoardo Garrone. Si è poi trovato a fare i conto con un peso pesante come Antonio Gozzi, capo di Federacciai, e quindi la sua prima uscita pubblica serve anche a rassicurare Confindustria che sui temi sensibili non ci saranno sbandate, anzi su alcuni di questi è sembrato anche più fermo del passato.

Ambiente e nucleare. Sull’ambiente innanzitutto, punto affrontato energeticamente, chiedendo che la si finisca con “la cultura antindustriale” e con “orientamenti ideologici” sul tema ecologico. Nel mirino c’è la direttiva sullo stop CO2 nell’automotive a partire dal 2035, direttiva che Confindustria chiederà di rivedere, ma anche la difesa del “packaging” e la salvaguardia dei “know how nazionali”.

Molto netto sul nucleare: Confindustria ci punta decisamente – “vedremo se di nuova generazione, quali tecnologie”, – chiedendo un “tavolo per il nucleare” con alcuni principali player, innanzitutto Enel, perché “la crisi energetica ha dimostrato che le rinnovabili non bastano” e che il costo dell’energia per le imprese italiane è insostenibile.

Superbonus. Al governo si chiede una strategia di ripartenza degli investimenti, “che oggi sono fermi perché è esaurita Industria 4.0 e tutti sono in attesa dei decreti attuativi di 5.0” che però è legata al Pnrr e scade nel 2026 mentre “abbiamo bisogno di una visione per almeno 5 anni”. Ribadisce la richiesta del rinnovo del taglio al cuneo fiscale, voluta dal suo predecessore Carlo Bonomi (mai citato in conferenza stampa) e poi spiega la posizione sul Superbonus: “Io l’ho sostenuto perché ha permesso all’economia di ripartire, oggi non lo sostengo più ma non si possono fare norme retroattive, altrimenti le imprese non si fideranno più del governo. Se ci sono problemi, ci si convochi e si trovi una via d’uscita insieme”. Non ha chiarito se su questo punto ci saranno iniziative specifiche, la norma è ormai legge dopo la fiducia chiesta dal governo al Parlamento, ma il problema di far finire i lavori e permettere di scontare i crediti è posto.

Autonomia. Più netto ancora sull’autonomia differenziata: “È anacronistico dividere il Paese” ha detto Orsini e a domanda diretta se intende chiedere modifiche al governo sul progetto di riforma risponde di sì, “su alcuni capitoli l’Autonomia si dovrebbe rivedere, ad esempio non va bene che l’Energia sia un tema suddiviso tra Regioni così come la logistica. E dobbiamo lavorare sui Lep, capire le risorse che ci mette il governo”.

Trasporti e Ponte. Molta enfasi al tema dei trasporti, delle infrastrutture e del Turismo con un riferimento all’inchiesta sul porto di Genova di cui non si commenta il lavoro dei giudici (tranne un “vivaddio qualcuno fa il suo mestiere”) ma si chiede con molta forza di “non bloccare il traffico delle merci e l’attività del porto”, eventualità che però non sembra sia in campo. Grande enfasi, ancora, sul Turismo e sulla necessità di infrastrutture per il sud. Non dice di essere contrario al Ponte sullo Stretto, ma mette l’accento sulla “necessità di arrivarci allo Stretto” e quindi con investimenti sulla velocità del trasporto ferroviario o su maggiori investimenti per collegare, ad esempio, città come Bologna e Cosenza.

Sindacato. Infine, il tema scottante delle relazioni sindacali. Orsini non entra molto nel merito se non dicendo che è contrario ai “contratti pirata” e che si potrebbe discutere della legge sulla rappresentanza, mettendosi intorno a un tavolo. Rifiuta la proposta della Cisl di una legge per consentire la partecipazione dei dipendenti nei Cda di impresa mentre sul salario minimo sottolinea che “non è un problema di Confindustria, i nostri contratti sono sopra la cifra dei 9 euro minimi”. Ma l’affondo è contro la Cgil. Dice che non intende aprire uno scontro, anzi alla denuncia del segretario della Fiom-Cgil, Michele De Palma, che contesta alle aziende di non essere presenti ai tavoli di crisi risponde che “ci saremo e diremo quello che pensiamo”. Si concentra sul problema dell’enorme dislivello tra domanda e offerta di lavoro, tanto da proporre che i lavoratori che vanno in pensione, tramite una defiscalizzazione, siano trattenuti in azienda per fare formazione ai giovani, creando “il più grande Its d’Europa”, ma “proprio per questo” sottolinea, “parlare ora di Jobs act è una pazzia” e legge l’iniziativa della Cgil soprattutto “in chiave politica”.

Infine, a proposito di rapporti interni al mondo delle imprese, una stoccata a Stellantis: “Confido che voglia mantenere l’impegno del milione di vetture prodotte in Italia” e dice anche che “i finanziamenti pubblici non possono essere previsti per chi produce i propri prodotti all’estero”. La nuova Confindustria, insomma, sembra non avere problemi ad aprire polemiche.

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