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2024

Libertà di stampa, le azioni urgenti chieste all’Italia dalla missione Ue (che il governo non ha incontrato): dalla Rai alla diffamazione. Fino al bavaglio Cartabia

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Libertà di stampa, le azioni urgenti chieste all’Italia dalla missione Ue (che il governo non ha incontrato): dalla Rai alla diffamazione. Fino al bavaglio Cartabia

La riforma della legge Renzi sulla Rai, entro e non oltre il 2025, perché “la nomina dei membri del consiglio d’amministrazione” sia “completamente indipendente”. La depenalizzazione della diffamazione: ovvero l’abolizione del carcere per i giornalisti e un tetto massimo alle multe. Infine, la condanna di una eventuale cessione dell’agenzia Agi a un componente della maggioranza […]

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La riforma della legge Renzi sulla Rai, entro e non oltre il 2025, perché “la nomina dei membri del consiglio d’amministrazione” sia “completamente indipendente”. La depenalizzazione della diffamazione: ovvero l’abolizione del carcere per i giornalisti e un tetto massimo alle multe. Infine, la condanna di una eventuale cessione dell’agenzia Agi a un componente della maggioranza per “conflitto di interessi”. Il consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, al termine della missione in Italia, ha presentato le raccomandazioni urgenti rivolte al governo Meloni. La delegazione, arrivata a Roma a pochi giorni dal declassamento di cinque posizioni del Paese nella classifica di Reporters sans frontières, ha incontrato rappresentanti politici, sindacati e giornalisti. Ma non ha visto nessun esponente dell’esecutivo: “Non ci hanno risposto o hanno detto di avere altri impegni”, dicono. La stessa replica è arrivata dal ministro Carlo Nordio e dal suo vice Francesco Paolo Sisto, ma anche dal sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini come dalla presidente della commissione Giustizia in Senato Giulia Bongiorno. “Nelle altre missioni”, ha spiegato Renate Schroeder, direttrice della European Federation of Journalists, “incontriamo sempre qualcuno” di governo o maggioranza. Anche a costo di scontrarsi, “ma ci sono”. Non in Italia. Un gesto allarmante secondo Sielke Kelner, ricercatrice di Obc Transeuropa e coordinatrice della missione. “Lo interpretiamo come una mancata attenzione alle nostre preoccupazioni sulla contrazione della libertà di espressione in un momento cruciale come quello delle elezioni”, ha detto. Per il presidente Fnsi Vittorio Di Trapani “è un segnale di difficoltà”: “E poi credo anche una mancanza di rispetto nei confronti di chi è venuto solo a chiedere all’Italia di essere più vicino all’Europa”, ha detto. “Meloni ha perso un’altra occasione”.

La missione “urgente” è stata decisa dopo le continue segnalazioni di pressioni e interferenze nel panorama mediatico italiano. E alla luce delle proposte di interventi legislativi che violano gli standard europei. “Siamo particolarmente preoccupati del deterioramento rapido di alcune tematiche che riguardano la libertà di stampa in Italia”, ha dichiarato Kelner. “Per questo abbiamo anticipato la missione che avrebbe dovuto essere a ottobre”. Al termine della due giorni di confronti, il consorzio ha incontrato i giornalisti per illustrare i primi risultati nella sede nazionale dell’Ordine. E sono partiti dai dati della mappa dell’European centre for Press and Media Freedom, illustrati dal direttore Andreas Lamm: nel periodo 2022-2024 in Italia ci son stati 175 casi di minacce, aggressioni o intimidazioni a giornalisti.

Il primo punto su cui si è concentrata la missione è stata sicuramente la situazione in Rai, soprattutto in conseguenza all’approvazione del regolamento europeo (European Media Freedom Act) che impone cambiamenti radicali. “Sappiamo che la Rai è sempre stata politicizzata”, ha detto Schroeder, “e c’è sempre stata lottizzazione, ma adesso siamo a un altro livello”. “Ora c’è un tentativo di controllare tutta l’informazione. Lo abbiamo visto nei confronti della trasmissione Report o nel caso che ha riguardato lo scrittore Antonio Scurati. E anche parlando con i giornalisti, c’è l’autocensura: non sanno più cosa possono dire o no. Questo è pericolosissimo”. E la missione ha “confermato l’urgenza di un intervento”. “Per noi i media pubblici sono molto importanti, in un ambiente di disinformazione che abbiamo in tutta Europa. Per questo siamo preoccupati che la governance della Rai sia ancora influenzata dalla nomina dei componenti del cda”. Di questo hanno parlato con la presidente M5s della Vigilanza Rai Barbara Floridia: “Vuole organizzare gli Stati generali, con tutti i parlamentari e altri esperti per riformare la legislazione sulla Rai e noi apprezziamo l’iniziativa”. Anche perché c’è una scadenza che incombe: “Va messa conforme all’European Media Freedom Act, adottato un mese fa dal Parlamento europeo e dal Consiglio d’Europa. E anche l’Italia ha dato il suo accordo a questa legge. Avete un anno per la riforma, altrimenti ci sarà una violazione”. Schroeder ha citato l’articolo 5.2: “Il direttore e i membri degli organici direttivi sono nominati mediante una procedura trasparente, aperta e non discriminatoria. E sulla base di criteri stabiliti in anticipo”. Questo rende automaticamente fuori legge l’attuale governance della Rai. “Noi prendiamo le parole della presidente Floridia molto seriamente”, ha detto. E se non dovesse succedere? “E’ un test” del provvedimento. “Dipenderà anche dalla società civile di ogni Paese che dovrà osservare cosa succede. Se la legge Renzi non sarà cambiata, se la maggioranza non sarà d’accordo, andate in tribunale. Perché viola la legge. Dovrete rivolgervi al tribunale nazionale. In Ungheria sarà difficile perché non c’è un’indipendenza della magistratura, ma qui c’è”.

Subito dopo ha preso la parola David Diaz-Jogeix, senior director di Article 19 Europe. Che ha parlato dell’incontro avuto con i vertici dell’Agcom protagonisti delle polemiche per il tentativo di assalto della maggioranza alle regole sulla par condicio. “Siamo molto delusi”, ha detto. “Nelle democrazie europee tutte le forze politiche” in tempo di elezioni “devono avere la stessa rappresentazione. E’ molto semplice. Non ci devono essere malintesi. Li invitiamo a leggere e rileggere i principi base e a comportarsi secondo il mandato”. Perché, ha accusato, “in parte stanno pretendendo di essere indipendenti”. Diaz-Jogeix si è poi concentrato sulla riforma della diffamazione, l’altro punto ritenuto allarmante dal consorzio europeo alla luce delle proposte della maggioranza. Che, tra le altre cose, ha cercato di aumentare gli anni di carcere per i giornalisti ritenuti colpevoli. “Il governo italiano con la proposta della legge Balboni va nella esatta direzione opposta in cui dovrebbe andare. Dovrebbe guardare quali sono gli standard internazionali ed europei e ha una scelta da fare: vogliono fare leggi in Europa o fuori dall’Europa?”. E ancora: “E’ estremamente grave avere qualcuno come Pasquale Napolitano” giornalista condannato a otto mesi di prigione. Così come “le intimidazioni di un presidente del Consiglio a scrittori come Roberto Saviano o media come Domani”. E ancora: “Questo non è europeo, questo è altro. E’ un chiaro regime autoritario che colpisce quello che vogliono fare i giornalisti investigativi”. E “non si possono aumentare le multe nel codice penale”: “Nella direttiva anti-Slapp si dice chiaramente che dev’esserci un tetto sulle multe e queste devono essere proporzionali allo stipendio dei giornalisti”. Infine, ha detto, “dovrebbero essere sotto il codice civile. Non è lo Stato a dover dire tu hai danneggiato la reputazione di un altro. E una questione tra due singoli”.

Il terzo punto affrontato dalla delegazione è stata l’imminente cessione dell’agenzia di stampa Agi che, salvo sorprese, sarà venduta al deputato della maggioranza Antonio Angelucci (già proprietario di altre testate). “Rappresenta un rischio significativo per l’indipendenza editoriale di Agi”, ha detto Beatrice Chioccioli, advocay officer Europe dell’International Press Institute, “ed è in conflitto con l’European Media Freedom Act. In particolare l’art.6 sull’indipendenza editoriale e la trasparenza sui conflitti d’interessi. I responsabili editoriali devono essere liberi di prendere decisioni senza rischi di interferenza”. Ha chiuso: “La nostra posizione è chiara: non si venda l’Agi. Il futuro della democrazia italiana dipende da un panorama libero, indipendente e pluralistico”.

Infine Di Trapani, presidente Fnsi, ha parlato delle “leggi bavaglio”: “La direttiva sulla presunzione di innocenza è stata usata per introdurre in Italia ulteriori limitazioni al diritto di cronaca”, ha detto. “E’ successo con la riforma Cartabia prima e poi con l’emendamento Costa”. Proprio su questo la Fnsi ha presentato un esposto alla commissione Europea: “Noi crediamo che serva un ripensamento. Perché ormai abbiamo un’esperienza accumulata per sapere che sta creando problemi non solo ai giornalisti ma anche al diritto dei cittadini a essere informati. Si sa meno, si può conoscere meno. E questo in un Paese democratico non è accettabile”. Ma in Europa c’è qualche spiraglio su questo fronte? “Una sponda europea la stiamo costruendo e la missione di questi giorni ci può aiutare. Poi la vera sponda deve essere quella dei cittadini. Perché riguarda l’art.21 della Costituzione che non è stato scritto per i giornalisti, ma per i cittadini che hanno diritto di essere informati. Ci auguriamo che ci sia una mobilitazione per chiedere piena e completa informazione”. E di bavagli ha parlato anche la segretaria Fnsi Alessandra Costante, ricordando l’approvazione dell’emendamento Costa che impedisce di pubblicare gli stralci delle ordinanze di custodia cautelare: “State tutti leggendo quello che sta succedendo in Liguria in questi giorni. Immaginate i giornali che cosa sarebbero oggi, quale sarebbe l’informazione” se non potessero dare notizia dell’inchiesta che riguarda il presidente Toti. “So che in Germania esistono già norme di questo tipo, ma penso che l’Italia meriti un modo di approcciare l’informazione differente”. E ha chiuso: “Non si può avere paura dell’informazione e l’informazione non può essere criminalizzata”.

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