Nel futuro non ci saranno più né fratelli né cugini: calo della mortalità in età molto giovane, una fertilità inferiore, una vita più lunga
La famiglia del futuro si evolve. Ma in verticale. Con i nonni al vertice e i nipoti unici alla base, passando per genitori anch’essi figli unici. Cugini, fratelli e zii che fine faranno? Abbandoniamo l’dea della rete orizzontale dei parenti, quelli che appartengono alla stessa generazione: diminuiranno sempre di più.
Il calo delle nascite, lo spostamento in età matura della scelta di generare e l’allungamento della vita, soprattutto nei paesi occidentali, è già un dato di fatto. Ma il cambiamento delle strutture famigliari riguarderà tutto il mondo. Con ricadute sul sistema sanitario e su quello previdenziale dei vari paesi.
Questa è l’immagine delle famiglie del futuro che emerge dallo studio “Projections of human kinship for all countries” (“Proiezioni di parentela umana per tutti i paesi”) pubblicato da Pnas -The Proceedings of the National Academy of Sciences, fonte multidisciplinare e autorevole di ricerca che abbraccia le scienze biologiche, fisiche e sociali. Condotto da Diego Alburez-Gutierrez, dell’Istituto Max Planck per la ricerca demografica di Rostock, Ivan Williams dell’Università di Buenos Aires e Hal Caswell dell’Università di Amsterdam, lo studio propone spunti interessanti a partire dalle proiezioni di crescita e decrescita demografiche nel mondo.
L’incipit: “I demografi hanno a lungo tentato di prevedere i futuri cambiamenti nella dimensione e nella composizione delle popolazioni, ma hanno ignorato ciò che questi processi significheranno per la dimensione, la composizione e la distribuzione per età delle reti familiari. Le strutture di parentela sono importanti perché la solidarietà familiare – una fonte cruciale di assistenza informale per milioni di persone in tutto il mondo – è subordinata alla sopravvivenza dei parenti”.
Per immaginare le diverse strutture di parentela per tutti i Paesi del mondo lo studio collega le dinamiche storiche dal 1950 ad oggi e le proiezioni del futuro fino all’anno 2100. E produce proiezioni di parentela per anno, età di un individuo focale femminile, età e sesso di una serie di suoi parenti biologici.
Ecco un esempio tratto dallo studio: nel 1950 una donna di 65 anni aveva una rete familiare composta da 41 persone, la stessa donna proiettata nel 2095 potrà contare solo su 25 parenti. Una media globale che dipinge un calo del 40 per cento. Non solo un dato quantitativo ma qualitativo sulla famiglia di domani: pochi parenti ma in senso verticale con figli unici, genitori anziani, nonni ancora più anziani, bisnonni e nessun fratello o cugino.
Il cambiamento sarà più accentuato in alcuni paesi e meno in altri. “Ci aspettiamo che si verifichino pochi cambiamenti nella dimensione della famiglia nelle nazioni in cui le strutture familiari sono già relativamente piccole”, recita un passaggio del testo. In Europa e Stati Uniti, ad esempio, il numero di parenti di una persona di 65 anni scenderà dai 25 del 1950 a 15,9 nel 2095. Mentre in Italia dai 18 a 12,7 (un calo del 30 per cento).
La maggior diminuzione della dimensione della famiglia riguarderà, secondo lo studio, l’America Latina e i Caraibi. Qui una donna di 65 anni nel 1950 poteva aspettarsi di avere circa 56 parenti viventi, nel 2095 ne avrà circa 18,3. Un calo del 67 per cento. Ancora peggio andrà in nazioni come lo Zimbabwe, dove la rete familiare nel 1950 contava 82 persone e a fine secolo si ridurrà a 24: un calo del 71 per cento.
Ma lo studio avverte: le analisi storiche esistenti sulla parentela sono limitate perché riguardano principalmente contesti a bassa fertilità in Europa e Nord America. Ciò limita la loro applicabilità alle regioni del Sud del mondo. Ad esempio, non è chiaro se la riduzione della mortalità e della fertilità produrrà reti di parentela “a palo di fagiolo” dominate da parenti verticali anche nell’Africa sub-sahariana, dove si concentrerà la futura crescita della popolazione
Passiamo alla Cina, dove l’impatto della politica del figlio unico, dal 1979 al 2015 e delle relative restrizioni alla riproduzione offre allo studio un esempio significativo di come la composizione delle reti di parentela possa variare nel tempo a causa del rapido cambiamento demografico.
Lo studio mostra il numero stimato di parenti per una donna cinese media nel tempo in due fasi chiave della vita: alla nascita e all’età di 65 anni. C’è un’inversione radicale nel tipo di parentela predominante all’inizio della sua vita. La rete familiare di un neonato cinese nel 1950 è in gran parte dominata dai cugini (circa 11 cugini, che rappresentano il 39 per cento della sua rete familiare totale). Al contrario, nel 2095, un neonato cinese avrà, in media, solo 1,1 cugini (il 7 per cento della sua rete familiare totale).
Allo stesso tempo, tuttavia, lo studio prevede che il numero di antenati viventi di questo neonato aumenterà, poiché la probabilità che tutti e quattro i suoi nonni siano vivi alla nascita si avvicinerà al 100 per cento nel prossimo futuro. Una scoperta ancora più notevole è la crescita del numero dei bisnonni.
In sintesi, le principali tendenze demografiche, fra cui il calo della mortalità in età molto giovane, una fertilità inferiore e ritardata, una vita più lunga aumenteranno la prevalenza di famiglie multigenerazionali e la lunghezza dei periodi durante i quali le vite dei nonni e dei nipoti si sovrappongono. Con strutture sempre più composte da (bis)nonni, genitori, figli e (pro)nipoti.
Chi si occuperà degli anziani? Lo studio mette in guardia: la rete di solidarietà familiare ha meno importanza in contesti in cui vi sono istituzioni che forniscono agli individui un accesso affidabile all’assistenza sanitaria, all’assistenza all’infanzia e al sostegno agli anziani. Ma la maggior parte della popolazione mondiale dipende fortemente dall’assistenza informale dei parenti.
Non è un problema da poco.
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