Boris, Aida e Julija: le linci salvate tornano nei boschi di Slovenia e Croazia

foto da Quotidiani locali

BELGRADO. Si temeva fossero perse per sempre, dopo che erano arrivate ormai praticamente sull’orlo della totale scomparsa, la seconda nel giro di mezzo secolo. Oggi, invece, la “comunità” è a sorpresa più che rifiorita e i suoi membri hanno persino dei nomi gentili, dai maschi Alojzije e Boris, alle femmine Aida, Lenka e Julija. Senza contare i loro cuccioli, un gruppo sempre più folto. Il tutto, per una volta, grazie all’aiuto dell’uomo. È il destino felice che è toccato alla popolazione delle linci in Slovenia e in Croazia, felini selvatici a rischio estinzione fino a un decennio fa e ora, lo si può dire, sicuramente salvate. Lo ha annunciato Life Lynx, progetto partito nell’estate del 2017 e ora definitivamente concluso – almeno sui monti sloveni, dopo esser stato sostenuto anche da fondi Ue e contributi governativi dei Paesi coinvolti – che mirava a facilitare il ripopolamento delle linci nelle Alpi Dinariche in Slovenia e in Croazia, con iniziative analoghe anche sul versante alpino italiano.

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I felini non conoscono frontiere

Campagna coordinata, perché i felini non conoscono frontiere e si spostano su tutta l’area montana a cavallo tra Italia, Slovenia e Croazia. L’obiettivo primario era tuttavia oltreconfine, sulle Alpe Dinariche slovene e croate, dove già all’inizio del ventesimo secolo le locali linci vennero sterminate «dai cacciatori», ricorda il portale del programma Life Lynx. Ai tempi della Jugoslavia, tuttavia, si era tentato un progetto di ripopolamento, partito nel 1973. Con risultati soddisfacenti. “Importate” dai Carpazi, le nuove linci balcaniche si diffusero rapidamente tra Slovenia e Croazia e giù fino alla Bosnia, per poi attraversare il confine con l’Italia e anche quello con l’Austria. Pure questa volta, tuttavia, dopo «alcuni decenni la popolazione delle linci iniziò a calare», pare a causa del «deterioramento genetico» della specie di origine carpatica. E qui s’inserisce Life Lynx, progetto attivato sette anni fa per salvare il salvabile, «arricchendo la popolazione esistente» dei felini e «migliorando i collegamenti tra essa» e quelle disperse nell’area alpina.

Progetto partito sette anni fa

Come raggiungere l’obiettivo? I ricercatori e gli esperti del programma, sette anni fa, sono andati in Slovacchia e in Romania, hanno prelevato diciotto linci locali per reintrodurle in Slovenia e in Croazia. E in meno di un decennio, gli “immigrati” felini si sono ben adattati e hanno dato alla luce ben trenta piccoli. Questi, a loro volta, hanno creato nuove famiglie in un’ampia area tra Croazia, Austria e Slovenia e tutto fa pensare che ci saranno ancora nuove generazioni. Così, nel 2024, si può dire senza ombra di dubbio che c’è finalmente una «popolazione stabile sulle Alpi», che si sposta liberamente in Austria e in Italia – qui grazie al progetto gemello ULyCa2 – e addirittura fino in Svizzera.

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Solo «grandi popolazioni» di linci «interconnesse possono rafforzare il loro patrimonio genetico e assicurare la sopravvivenza sul lungo periodo della lince», hanno ricordato gli esperti di Life Lynx. E tutto fa pensare che l’obiettivo sia stato raggiunto, dopo la prima e la seconda – per fortuna scongiurata – estinzione. «Con il progetto abbiamo avuto successo, con tanto impegno, prevenendo una nuova scomparsa delle linci di questa parte d’Europa», ha spiegato Miha Krofel, della Facoltà di Biotecnologia dell’Università di Lubiana. E i numeri le danno ragione.

Arrivati a 50 adulti

Dalla quasi estinzione «si è arrivati a 50 adulti» in Slovenia e «la popolazione si sta espandendo sul territorio». Rimane tuttavia un problema finora insormontabile: l’autostrada Lubiana-Capodistria, vera frontiera che impedisce alle linci di spostarsi liberamente. Ma sono problemi relativi, soprattutto se confrontati con quella della lince dei Balcani, che vive tra l’Albania e la Macedonia, dove solo qualche decina di esemplari ancora resiste: una specie catalogata come «pericolosamente a rischio»