Valle dell’idrogeno nel Nord Adriatico: dal progetto transfrontaliero ricadute per 700 milioni
TRIESTE Per il pianeta idrogeno, ancora poco conosciuto, ma destinato a essere uno degli attori principali della transizione energetica, in Friuli Venezia Giulia si stanno concentrando investimenti pubblici per circa 50 milioni di euro, che, sommati a quelli privati, potrebbero avere una ricaduta complessiva stimata in 700 milioni di euro suddivisi tra tre Stati: Italia, Slovenia e Croazia, i protagonisti di quel grande progetto transnazionale sul fronte dell’energia verde che è la prima Valle Idrogeno transfrontaliera.
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Un sistema integrato
Un sistema integrato di strutture e infrastrutture (che in Fvg riguarda diverse aree di tutto il territorio regionale) che nel giro di sei anni dovrebbe riuscire a produrre circa 30 mila tonnellate di idrogeno, 5 mila all’anno. Questo ecosistema collegherà tra loro le fasi di produzione, trasporto e utilizzo finale di idrogeno in processi industriali e di mobilità sia terrestre che marittima. Nella Valley del Nord Adriatico, che al momento si colloca a livello di progettazione e dovrebbe partire nella seconda metà del 2023, sono coinvolti 34 soggetti (di cui 16 italiani, 14 del Fvg).
Il convegno
Sono alcuni dei numeri emersi al Savoia Excelsior Palace di Trieste, dove Confindustria Alto Adriatico, Confindustria Udine e Regione Fvg hanno promosso il convegno dal titolo “Valle Idrogeno Nord Adriatico, sfide e opportunità dell’ecosistema transnazionale del Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia basato sulla filiera idrogeno”.
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In una sala gremita di imprenditori, amministratori e dirigenti pubblici, tecnici e ricercatori, sono state spiegate le potenzialità dell’utilizzo dell’idrogeno nel percorso di decarbonizzazione e come traino per il sistema produttivo regionale, nazionale ed europeo. E lo si è fatto in una regione che ha saputo muoversi per tempo, sfruttando alcuni dei suoi punti di forza: un sistema produttivo solido, una fortissima presenza di centri di ricerca, la tendenza all’innovazione e la posizione geografica, tra mare ed (ex) confini. Insomma, il luogo ideale per far partire un progetto che guarda al futuro. Non a caso la Hydrogen Valley Nord Adriatico è stata definita ieri un modello a livello nazionale ed europeo da tutti gli intervenuti al convegno, moderato da Davide Montesarchio.
Le istituzioni
Un «progetto di alto valore», ha commentato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin in un videomessaggio. Un inquadramento politico lo ha dato il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, che ha parlato dell’idrogeno e, più in generale, della diversificazione delle fonti energetiche come una «sfida di libertà e indipendenza a tutela della nostra democrazia», perché «non possiamo più permetterci di dipendere da altri Paesi per il nostro approvvigionamento energetico, perché il rischio è di essere ricattabili, e abbiamo visto cosa è successo con la Russia. La collaborazione in questo progetto transfrontaliero con Slovenia e Croazia deve essere a 360 gradi».
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I fondi Ue
I fondi stanziati dalla Commissione Ue nell’ambito del programma Horizon per la Valle Idrogeno transnazionale ammontano a 25 milioni di euro per 18 progetti pilota riguardanti applicazioni di idrogeno rinnovabile così suddivisi: 6 per l’industria pesante ed energivora, 6 per il settore energia e 6 per i trasporti. A questi si integrano i 24 milioni del Pnrr: 14 sul bando regionale (che scade lunedì) per l’insediamento di attività produttive, di stoccaggio e distribuzione dell’idrogeno in aree industriali dismesse, che in Fvg sono essenzialmente due, a Trieste e Torviscosa (nulla è ovviamente ancora deciso ma è data quasi per certa l’ipotesi Hera a Trieste e Snam a Torviscosa, per la costruzione di due elettrolizzatori). Altri 10 milioni servono a finanziare il cosiddetto “progetto bandiera” in Fvg, che è stato individuato da Roma assieme altre quattro regioni italiane come “pioniere” nel settore. L’assessore regionale Alessia Rosolen ha ricordato che, a fronte di circa 50 milioni di investimenti pubblici, il progetto legato all’idrogeno con il supporto dei privati «potrebbe avere una ricaduta complessiva stimata in 700 milioni di euro suddivisi tra tre Stati».
Presenti Anna Mareschi Danieli, vice presidente di Confindustria Udine, e Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, che ha affermato che il tema della transizione verde «va approcciato in modo pragmatico e non ideologico», ricordando che «la Valle dell’Altro Adriatico è un’iniziativa molto importate, riconosciuta dall’Europa come faro, non a caso partita da Trieste, città della scienza». Sul fronte scientifico, si sono alternati gli interventi dei referenti del progetto per le Università di Trieste e di Udine, Caterina Petrillo per Area Science Park, Sissa, Elettra Sincrotrone, Cnr, Ogs. Tra gli intervenuti anche Bart Biebuyck, del Clean Hydrogen Partnershio, Giorgio Graditi dell’Enea e Luigi Crema dell’Associazione italiana idrogeno.
