Alla Savio di Pordenone investimenti per 25 milioni, ma anche una sessantina di esuberi
Investimenti sull’automazione per circa 25 milioni, nel prossimo triennio, alla Savio macchine tessili di Pordenone, ma c’è un rovescio della medaglia: l’operazione, il cui obiettivo è l’aumento dell’efficienza aziendale, produrrà una sessantina di esuberi tra i 460 dipendenti (un centinaio sono interinali).
La società belga Vandewiele, che è proprietaria della storica realtà industriale, ha assicurato di puntare a ridurre il numero delle eccedenze riportando all’interno di Savio alcune lavorazioni, come per esempio quelle della lamiera, che in passato erano state esternalizzate.
Il personale in esubero (una quarantina gli operai, la parte restante è composta da figure impiegatizie) sarà quindi ricollocato nel sito.
Intanto, per il prossimo anno si stima che i volumi si ridurranno del 15 per cento rispetto agli attuali, attestandosi a circa 60 mila pezzi. La fabbrica pordenonese perde il mercato cinese, che rappresentava una fetta importante di fatturato: i Vandewiele possiedono un’azienda in Cina e hanno deciso di produrre e vendere in loco, senza avvalersi più di Savio.
Si tratta semplicemente di uno spostamento, come hanno spiegato i sindacati: Savio non produrrà più per la Cina a Pordenone, ma la società belga continuerà ad avere quella quota di mercato. A livello di gruppo, insomma, non cambierà nulla.
Questi i punti salienti del piano industriale 2023-2025 che è stato condiviso dalla proprietà con le parti sociali di Fim, Fiom e Uilm, che hanno siglato un’ipotesi di accordo, nel quale si parla anche del premio di risultato 2021 e 2022, che è stato illustrato dai sindacati nelle assemblee con gli addetti e a gennaio sarà sottoposto al voto dei lavoratori.
«Una delle sfide di Savio sarà compensare i volumi cinesi che non avrà più in altri mercati – hanno spiegato i sindacalisti Gianni Piccinin (Fim) e Roberto Zaami (Uilm) –. Dal 2023 saranno lanciati nuovi prodotti e l’auspicio è che le risposte dei clienti siano positive.
L’accordo che abbiamo siglato con la proprietà belga è il migliore che potessimo raggiungere: il rischio era di perdere gli investimenti.
Sono stati prospettati sì esuberi, ma l’azienda ha illustrato le modalità con cui intende assorbirli: confidiamo possano essere azzerati e terremo monitorato questo delicato processo.
I belgi puntano a una verticalizzazione delle attività produttive, riportando all’interno di Savio lavorazioni che erano state esternalizzate: per l’impresa pordenonese ciò rappresenta una politica diversa rispetto a quella attuata sinora, un cambio culturale e di approccio importante».
«Il 2023 sarà un anno di transito, nel quale si metteranno in campo gli investimenti – hanno sottolineato i due sindacalisti –. Il 2024 sarà il vero banco di prova: saranno i volumi, che in questo momento sono in calo e le previsioni parlano di circa un 15 per cento in meno, a far capire la tenuta di Savio.
Ai volumi è legata anche la partita degli interinali: i contratti in scadenza a dicembre sono stati rinnovati sino a marzo, ma è chiaro che la contrazione a livello produttivo porta ad avvalersi in misura inferiore di maestranze assunte a termine».
I sindacati hanno definito buone le condizioni legate al premio di risultato: di quello 2023 si discuterà a gennaio. Ora la parola ai lavoratori. —
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