La gelosia, l’aggressione, il corpo abbandonato nel seminterrato: così è stato ucciso Robert, aveva 17 anni
Strangolato con un laccio stretto al collo dall’ex fidanzato della ragazza che stava frequentando da qualche giorno. L’ex ha confessato
TRIESTE. Strangolato con un laccio stretto al collo. Aveva solo 17 anni Robert Trajkovic, il triestino di origini serbe ucciso per gelosia dall’ex fidanzato della ragazza che stava frequentando da qualche giorno. L’ex ha confessato: si chiama Alì Kashim, ventunenne di origini straniere, con padre marocchino e madre libanese, residente da tempo a Trieste. Robert aveva conosciuto la ragazza, una diciannovenne di origini meridionali, durante una festa di Capodanno.
L’omicidio si è consumato nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 nel sottoscala dello stabile di via Rittmeyer 13. L’ex, Alì Kashim, ha teso un agguato all’adolescente. Poi ha nascosto il corpo nello scantinato della palazzina. Lo ha trovato per caso un inquilino nella tarda serata di sabato. Kashim è in carcere, in stato di fermo. Sul caso indaga il Nucleo operativo dei carabinieri, coordinati dal pm Lucia Baldovin.
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Dopo la scoperta del corpo di Robert, i militari dell’Arma sono riusciti a identificare rapidamente Kashim. Il ventunenne non è stato subito interrogato dal pm Baldovin perché ha accusato un malore. Il magistrato aprirà oggi un fascicolo per omicidio volontario. La salma sarà sottoposta ad autopsia, affidata al medico legale Fulvio Costantinides.
Studente all’Enaip
Robert frequentava l’Enaip, che alternava con un tirocinio al “Brico center” di via Giulia. La famiglia è serba, ma risiede da anni a Trieste con cinque figli. I Trajkovic abitano in un alloggio Ater di Valmaura. Il padre e la madre non hanno un lavoro.
La scomparsa
I genitori di Robert non avevano più notizie del figlio da venerdì sera. Il papà, Petar Trajkovic, sabato sera aveva lanciato un appello tramite Facebook, rilanciato dall’emittente Telequattro, segnalando la possibile scomparsa. «Aiutatemi a trovare il mio Robert».
Gelosia omicida
Ma Robert era sparito perché qualcuno l’aveva ucciso già la sera della scomparsa, venerdì 7. L’aggressione è avvenuta nello stabile di via Rittmeyer 13, dove alloggia la diciannovenne con cui Robert si frequentava. Si tratta di una palazzina che ospita appartamenti e bed & breakfast. La giovane risiede proprio in un b&b, sembra con i genitori.
L’aggressione
Alì Kashim, l’ex fidanzato della ragazza, ha aggredito il diciassettenne nel buio del pianerottolo. D’altronde era tarda sera. Gli schizzi di sangue sul muro della scalinata che porta al primo piano, ancora visibili e repertati degli investigatori, testimoniano una colluttazione. Robert deve aver tentato di difendersi dall’assassino. Alì ha poi trascinato il cadavere dell’adolescente nel sottoscala, dove ci sono alcune cantine. Il passaggio conduce a un garage.
Il cadavere
Il corpo del ragazzino era accasciato nel seminterrato, sotto al pianerottolo dell’ingresso di via Rittmeyer, accanto a un muro bianco: una sorta di nicchia utilizzata dagli inservienti per riporre scope e detersivi, in prossimità di un corridoio che conduce alle cantine e quindi al garage. Per terra una piccola pozza di sangue, in cui si distinguevano alcuni ciuffi di capelli. Robert aveva ancora il laccio con cui è stato strangolato.
Gli interrogativi
La sera della scomparsa Robert si stava recando nella palazzina di via Rittmeyer proprio per vedersi con la diciannovenne. Stando alle testimonianze di alcune amiche, sembra che in questi giorni i due si incontrassero abitualmente nel sottoscala. Ma ad attendere il ragazzino c’era Alì, l’ex. Il ventunenne marocchino sapeva dunque che il minorenne stava per arrivare. Chi glielo aveva detto? Poco prima, attorno alle undici, la ragazza avrebbe avuto una telefonata con Robert: «Sono per strada, in via Madonnina, sto arrivando», le avrebbe detto. La diciannovenne sapeva qualcosa dell’agguato? E del corpo nascosto? —