Dal Friuli al successo, la rapper Misstake si racconta: «Parlo di temi spesso inascoltati»
Alessandra Tondo, gemonese, scrive libri e fa l’influencer «Faccio slalom fra i generi, dal rap al pop e al dark pop»
GEMONA. Friulana di cuore, milanese per un necessario compromesso musicale: un sangue decisamente misto il suo, di quelli temprati alla dura convivenza col rap, soprattutto se sei donna e allora il cerchio si restringe a un pugno di fanciulle grintose col pollice, il medio e l’indice a scandire il ritmo.
Alessandra Tondo è il nome da ragazza di Gemona e cresciuta a Venzone, ma nell’ambiente per tutti è Misstake, che si trova, fra l’altro, appena stampato in copertina sull’ultimo libro di genere Rap Queens, vita e miracoli in rima delle poche elette italiane a dedicarsi al rapping.
Il Friuli le stava stretto, in sintesi?
«Artisticamente, sia ben chiaro. Avendo esaurito tutte le scorte, ovvero concerti, esibizioni, video, improvvisazioni e quant’altro, non restava che spedirmi alla conquista del mondo. Il friulano lo coltivo, con mio padre solo in lingua parlo e anche ogni tanto quando penso a voce alta. La pandemia ha interrotto la buona abitudine di tornare spesso a casa e questo mi dispiace».
Milano offriva opportunità allettanti?
Le metropoli sono flessibili e nascondono vantaggi, basta trovarli. Con zero prospettive riempii la valigia nel 2016, d’altronde bisogna rischiare altrimenti resti sempre dove sei. Oddio, la prima sistemazione non fu affatto comoda, tutt’altro. Rifiutai i soldi dei miei per principio, da friulana giustappunto, volevo arrangiarmi e vissi in una casa senza elettricità e corrente elettrica per alcuni mesi dedicandomi al marketing per sopravvivere, aiutando le aziende a imporsi sui social».
E poi?
«Un mio ex mi ricattò. “Pubblico le tue foto osé”, mi disse. Nulla di che, per carità, sai quelle foto che si fanno tra morosi per ridere, magari in situazioni particolari, ecco, non in una piazza col duomo alle spalle. Così decisi di girare l’evento negativo in positivo. Mi feci portavoce di una certa libertà d’espressione artistica e un giornale della Brianza pubblicò degli scatti a seno nudo. Risolto il problema dell’ex qualcuno mi suggerì “Only fans”, un canale più popolare in America dedicato alle star, una sorta di confessionale dove aprirsi generosamente ai fans, appunto. Lo aprii, nel mio microcosmo, e divenni virale, raggiungendo i top trenta nella mia fascia».
E la gente come reagì, sul giornale dico.
«I soliti pro e i soliti contro, qualcuno scrisse anche “mi fai schifo”. Se sei malizioso vedi malizia, altrimenti no. Mio padre la prese bene, mia madre meno».
Abbiamo divagato, parliamo di musica?
«Oh là. Parliamone. Dunque. Ho fatto strada, nel frattempo, nel senso di costruzione di una impresa o team come lo vuoi chiamare. Ho settanta mila followers su Instagram, altrettanti su YouTube (con punte di duecentomila visualizzazioni) su Tik Tok, su Spotify mi ascoltano, la ricerca continua, instancabile, faccio slalom fra i generi, rap, pop, dark pop, sono autonoma, nel senso che registro in casa e faccio video a livello super pro. Ho un direttore marketing, Giosuè Bennati, Josh, un video maker, Paolo Bianconi, un beat maker, The Ross, per la musicalità c’è Dani White, da poco pure un ufficio stampa, che lanciò Cremonini, e un autore del festival di Sanremo, Andrea Bonomo. Sono a cavallo».
E adesso? Con tutto ‘sto esercito agguerrito cosa vogliamo conquistare?
«La libertà d’espressione, parlare di temi inascoltati, sacro e profano, insomma. Sono credente ma gioco volentieri sugli opposti».
La tv le interessa?
«Qualcosa mi è stato proposto, ma nulla di imperdibile. Lo dico senza temere di passare per squilibrata: punto al disco d’oro. Mi do due anni».
Intanto fa l’influencer. Ma come funziona esattamente?
«Quando vedono che fai ascolti, le aziende ti spediscono i prodotti. Nulla di più facile».
C’è rivalità fra donne rapper?
«Parecchia, più che fra i maschi. Siamo davvero poche, una decina, ma non ci tendiamo mani».