Cobianchi, un passo decisivo verso il «sì» alla beatificazione
La commissione storica ha raccolto il materiale sul fondatore dell’associazione Pianzola-Olivelli. Inchiesta diocesana alle battute finali con la consegna della relazione al tribunale ecclesiastico
Nerino Cobianchi futuro beato della Chiesa cattolica: la Commissione storica composta da Alessandro Lodigiani, Gabriella Panzera e Luigi De Bernardi consegnerà a breve il frutto del proprio lavoro al Tribunale ecclesiastico. Poi il vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, proclamerà la chiusura dell’inchiesta diocesana decretando l’ultima sessione solenne del processo di beatificazione, che sarà aperta al pubblico.
TRAGUARDO VICINO
Gli ultimi passaggi della causa di beatificazione del Servo di Dio Cobianchi, «fedele laico e padre di famiglia» morto nel 1998 all’età di 52 anni, sono illustrati dal postulatore monsignor Paolo Rizzi, che in Vaticano è “officiale” (funzionario) della Segreteria di Stato di Sua Santità. Del Tribunale ecclesiastico fanno parte anche il vescovo Gervasoni, il delegato episcopale monsignor Paolo Bonato, il “promotore di giustizia” don Lorenzo Montini e il notaio Giovanni Paolo Rabai.
Cobianchi, in caso di esito positivo del processo ecclesiastico, sarebbe il terzo beato lomellino dopo padre Francesco Pianzola e Teresio Olivelli. «A seguito di una pluralità di richieste pervenute da più parti – dice il mortarese Rizzi – la causa di beatificazione si era aperta il 6 giugno dell’anno scorso con l’insediamento del Tribunale, che, nonostante le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, ha lavorato alacremente e sta per concludere la fase istruttoria del processo. I numerosi testimoni hanno attestato molto volentieri l’esperienza di fede condivisa con il Servo di Dio per comprovarne l’esemplarità della vita cristiana. Parallelamente la Commissione storica ha svolto un encomiabile lavoro reperendo una gran quantità di materiale documentario al fine di ricostruire la vita e la santità di Nerino, oltre alle opere da lui realizzate».
LE OPERE
Nel 1989 Cobianchi fondò l’associazione Pianzola-Olivelli acquistando una vecchia casa colonica a Cilavegna per trasformarla in casa di accoglienza: qui, nel decennio successivo, darà il benvenuto a giovani extracomunitari, a profughi bosniaci e alle ragazze vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale.
«Tutto il lavoro fin qui svolto – prosegue monsignor Paolo Rizzi – è coperto dal segreto istruttorio e quindi non entro nel merito. Mi piace però evidenziare l’affetto e la comune partecipazione con cui è stato seguito questo cammino, promosso in prima persona dall’associazione Pianzola-Olivelli, parte attrice della causa. Nerino era apprezzato dai parrocchiani di Cilavegna, dai ragazzi dell’oratorio e dal suo parroco don Mario Tarantola, che ne ha sempre seguito paternamente le opere caritative, in particolare la Casa di accoglienza. Tale apprezzamento era presente anche nei suoi collaboratori, nei colleghi di lavoro, nei poveri e nelle realtà che ha sostenuto, nei molti amici. Tutte queste persone hanno rilasciato la loro testimonianza offrendo così un valido contributo alla raccolta delle prove sulla sua santità di vita: la fama di santità di Nerino è esplosa nel giorno dei suoi funerali e perdura ancora oggi con crescente fervore grazie al vivo ricordo di molti». —
Umberto De Agostino