Mantova, quel depuratore che nessuno vuole: «Perché convogliare le acque nel fiume?»
Tre i progetti iniziali, poi la scelta di dividere Brescia e Verona. Il nuovo impianto potrebbe scaricare nell’affluente dell’Oglio
ALTO MANTOVANO. Quella del depuratore del Garda è una storia che nasce nel 2007. I tecnici che all'epoca prendono in mano la faccenda sono Carlo Ciaponi e Carlo Collivignarelli, i quali evidenziano, nelle loro relazioni, che l'impianto in funzione fino a quel momento sul Garda, e cioè il grande depuratore di Peschiera, che scarica nel Mincio, potrebbe non bastare, dato che il turismo cresce e ci sono molte più persone che vivono sul territorio gardesano. Inoltre, ed è una delle questioni chiave della vicenda, le tubature che attraversano il lago e portano gli scarichi a Peschiera della sponda bresciana, sono da rimuovere, perché in caso di guasto il danno ambientale sarebbe enorme.
Fra le tante problematiche che emergono ce ne sono due decisive: la prima riguarda il fatto che i paesi bresciani del lago, in molti casi, non hanno depuratori e, allo stesso tempo, scaricano nell'impianto di Peschiera acque bianche, nere e quelle superficiali. Il problema è grave soprattutto per la parte alta del lago, dove piove spesso e dalla montagna scende molta acqua che si unisce agli scarichi. A fronte di tutta questa situazione, l'azienda a controllo pubblico Garda Uno predispone, all'epoca, tre diversi progetti: la revisione del depuratore unico di Peschiera; un nuovo depuratore, che all'epoca si pensa a Visano (Brescia), dove c'è già un impianto, e che dovrebbe veder convogliare tutti i comuni della sponda bresciana, e una variante che prevede sempre il depuratore a Visano per i comuni bresciani del Lago, ad esclusione di Desenzano e Sirmione, che dovrebbero restare collegati a Peschiera (esclusi dunque dalle tubature che passano sotto il Garda).
A prevalere è quest'ultima posizione e nel 2016 si arriva al progetto preliminare, approvato all'Autorità d'ambito di Brescia. In contemporanea si procede con il progetto della sponda veneta (grazie ad Azienda Gardesana Servizi) e poi a un accordo di programma tra ministero dell'Ambiente, regioni Lombardia e Veneto, comprese le Ato di Brescia e Verona. Il costo è stimato, nel 2017, in 230 milioni di euro.
La Comunità del Garda, con l'allora presidente Aventino Frau, comincia a sensibilizzare i territori. Già in quella fase, è chiaro che il nuovo depuratore andrà a scaricare nel Chiese. «Sono in amministrazione dal 2009 - commenta Franco Perini - sindaco di Casalmoro - e da allora sento parlare di questo progetto. Da quel momento, fino ad oggi, noi comuni del Chiese mantovano siamo stati lasciati soli. Solo quando i problemi coinvolgono altri territori, ci si muove da Mantova, altrimenti nessuno di occupa di noi. Questa soluzione degli scarichi nel Chiese è assurda. Si tratta di un fiume dove, in estate, non c'è acqua. Se c'è un danno al depuratore, tutto resta nell'alveo e, per di più, filtra nelle falde. Fin da allora è chiaro che se possono evitare tubature sotterranee Desenzano e Sirmione, si possono allora portare qui le acque purificate e poi farle andare ancora a Peschiera».
A maggior ragione ora che è tramontata la possibilità di Visano, e si parla di una soluzione che vede sdoppiato il depuratore fra Gavardo e Montichiari; o un unico nuovo depuratore a Esenta di Lonato, al confine con Castiglione (le acque potrebbero finire nel Chiese o nel Mincio, tramite i canali Arnò e Virgilio).
«Da Lonato e Desenzano il tratto è breve, perché non convogliare le acque depurate a Desenzano che, appunto, resta collegato a Peschiera? A questa domanda nessuno, ad oggi, ha dato risposta" commenta Perini che ricorda, in conclusione, come non sia chiara «neppure la questione delle acque depurate. Non le vogliono nel lago, allora qualcosa queste acque avranno. E allora perché, invece, vanno bene se scaricate in un fiume così a bassa portata e a bassa diluizione come il Chiese? Risposte non ce ne sono, ad oggi».