Vaccinazioni nei luoghi di lavoro, i sindacati mantovani: basta caos
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I segretari di Cgil, Cisl e Uil critici rispetto all'intesa tra Regione Lombardia, Confindustria e Confapi: ennesima fuga in avanti in un quadro approssimativo
MANTOVA. «Come organizzazioni sindacali abbiamo chiesto al governo di aprire il confronto sulla vaccinazione nei luoghi di lavoro, nel quadro però del piano nazionale e nel rispetto delle priorità di vaccinazione. Quella della Lombardia è l’ennesima fuga in avanti di una Regione in cui si continua a registrare un’organizzazione del piano vaccinale che definire approssimativa è poco».
A dirlo una nota congiunta dei segretari generali di Cgil (Daniele Soffiati), Cisl (Dino Perboni) e Uil (Paolo Soncini). Il riferimento è all’accordo tra Regione, Confindustria e Confapi per portare i vaccini nei luoghi di lavoro.
«La nostra Regione – dicono i tre – dovrà aspettare che le maggiori forniture del vaccino, attese tra fine aprile e giugno, mettano il Paese in condizione di attivare la fase massiva della campagna vaccinale. Per dare immediato avvio in Lombardia alle vaccinazioni si dovrebbero sottrarre dosi di vaccino destinate alle fasce prioritarie... Inoltre, come si spiegherebbe che in certe aziende si faccia il vaccino e in altre, le più piccole, circa il 90% di quelle che operano nel nostro territorio, no?».
Altro aspetto ignorato «è quello delle modalità per garantire la sicurezza: occorre una struttura dedicata per la prenotazione, la chiamata e la registrazione, oltre alla presenza di un medico formato e di almeno un infermiere». Insomma, «un piano vaccinale nei luoghi di lavoro deve nascere da un confronto serio, con una regia nazionale e attuazioni condivise sul territorio. Gli annunci estemporanei non cancellano gli errori fatti sin qui... Di confusione c’è ne già tanta, non ne alimentiamo altra».