Ferrara, primi segnali di cedimento: aumentano le telefonate agli psicologi
La mancanza di un "traguardo" getta molti nello sconforto e i genitori cominciano a chiedere aiuto
FERRARA. Andare avanti è sempre più difficile. Giornate infinite dentro casa, con i mesi che passano e nessun “traguardo” davanti. E si crolla, inevitabilmente. Ecco perché un supporto psicologico e pedagogico è fondamentale. E sempre di più sono le telefonate. «Quando all’inizio di tutto questo ci siamo trovati a discutere su cosa fare – spiega il sindaco di Codigoro, Alice Zanardi –, chi da anni lavora a stretto contatto con le famiglie ha subito fatto presente l’assoluta necessità di avere dei punti di riferimento anche per “curare” la mente». Tutto cambia: si passano intere giornate fermi e di notte non si riesce più a dormire. Chi era solo lo è diventato ancora di più ed anche le abitudini sono state cancellate. Ecco perché i nostri telefoni squillano di continuo e i nostri operatori stanno almeno venti minuti ad ascoltare ogni singola chiamata».
Ad inizio emergenza è stato attivato da quasi tutti i Comuni un numero per il supporto psicologico. «Consapevoli che non tutti riescono a navigare in internet, abbiamo telefonato alle singole famiglie e lasciato il recapito – va avanti la Zanardi -. E le telefonate sono tante». Anziani soprattutto, che sentono la mancanza dei figli e in particolar modo dei nipotini e vogliono sfogarsi, avere parole di conforto. «Chiamano noi perché non vogliono pesare su una situazione già critica e magari con i figli fanno finta di niente. Ed è sempre peggio, tanto che le chiamate aumentano».
«Uno dei nostri operatori ha risposto ad una signora disperata perché le faceva male la schiena – racconta Gianni Michele Padovani, sindaco di Mesola –, era andata in tilt perché gli anziani rispettano le regole alla lettera e non osava uscire di casa, era sola e si è sentita persa». Il periodo prolungato di isolamento dalla vita sociale, di lontananza dalla sede di lavoro, di convivenza con la famiglia senza momenti per sé, la paura di ammalarsi possono creano ansia, fragilità e apprensione; anche la percezione del rischio può essere distorta e amplificata sino a portare a condizioni di panico».
E se inizialmente erano principalmente anziani a telefonare, adesso è aumentato il numero di persone di mezza età. È la mancanza di una data, di un punto di arrivo che manda in tilt. «Qui la rete familiare è fitta – fa presente il sindaco di Portomaggiore, Nicola Minarelli –, per fortuna i supporti ci sono». Qualche problemi in più con i ragazzini, che chiusi in casa diventano ingestibili. O restano muti per delle giornate intere davanti a tv e videogiochi, oppure devono trovare il modo per sfogare l’energia. «L’esperta cerca di dare consigli, di capire assieme ai genitori come affrontare certe situazioni. Magari parlandone capiscono di non avere problemi diversi da tutti gli altri e in qualche modo si sentono sollevati».