Coronavirus a Venezia: multa da 500 euro perché fa la spesa... in kayak
VENEZIA. In kayak per portare la spesa all’anziana madre. Ma i vigili lo fermano e gli danno 500 euro di multa. Marco Sitran, avvocato, esponente dell’autonomia veneziana, annuncia ricorsi. «Si può fare attività sportiva da soli e a distanza dagli altri. Perché noi a Venezia non possiamo usare la barca?».
Ma i controlli si intensificano. E i vigili sono inflessibili. L’ultimo decreto ribadisce la chiusura di parchi e giardini. La possibilità di uscire a fare due passi nel raggio di 200 metri dalla propria abitazione e con i bambini, Ma le “barche da diporto” sono escluse. Un tema che riaccende la polemica. Sono da barche da diporto le imbarcazioni dei veneziani? C’è chi si sposta anche per lavoro con il suo cofano a motore. Chi va a pesca, magari per risolvere la giornata in tempi difficili. Ma il divieto resta.
Un gruppo di appassionati e di associazioni ha chiesto al prefetto di considerare la “specificità veneziana”. «Del resto», dice l’avvocato, «è difficile contagiarsi stando in kayak da soli. Molto più facile che succeda nei mezzi pubblici o in coda da qualche parte». Una deroga attesa. Perché la barca per i veneziani potrebbe essere una via d’uscita.
Molti la usano, con autorizzazione specifica firmata dal datore di lavoro. Qualche dirigente degli enti pubblici, le ditte di manutenzione e di trasporto delle derrate alimentari. Adesso la deroga potrebbe essere estesa. Naturalmente a coloro che rispettano anche in barca e in laguna i comportamenti e le attenzioni imposte dal decreto anti coronavirus.
Massimo due per barca, distanziati e con mascherine. Distanza da altre eventuali imbarcazioni. «Ci spostiamo anche noi per necessità di lavoro e per riparare motori che non vanno», dice il titolare di un cantiere veneziano, «l’altro giorno ci hanno fermato i carabinieri e poi i vigili urbani. Devono trovare una soluzione».
Andare in barca, a remi o a motore, dovrebbe essere equiparato al “fare attività fisica” oppure allo spostamento per necessità. Come nelle altre città ci può spostare con l’auto privata se si ha un valido motivo. A Venezia si va per acqua.
Una distinzione spesso non contemplata da leggi e regolamenti. «Anche in tempo di “pace”», dicono i pescatori non professionisti, in questa città non si pensa a chi si sposta con la barca. Eppure è la tradizione veneziana. E adesso la barca, usata con regole rigide, potrebbe essere una soluzione». —
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