Multe per le uscite in tempo di Coronavirus, ecco quanto costano e come evitare guai peggiori
Il parere dell’avvocato sulle ammende per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità: «Solo così si rimane incensurati». Gli errori da evitare
BELLUNO
Contravvenzioni per il Coronavirus, istruzioni per l’uso. Della serie: 106 euro e passa la paura. Ecco tutto quello che bisogna fare, dopo che la polizia o i carabinieri ci hanno beccato in giro, senza che avessimo un buon motivo per essere alla guida della macchina o a spasso. I controlli sono continuati anche venerdì e hanno visto la verifica di 810 persone in tutto. Di queste, 35 sono cadute proprio nell’ipotesi di reato di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Mentre non ci sono state contestazioni per l’altro reato più conosciuto del momento, cioè la falsa attestazione.
Tutte le autocertificazioni erano accompagnate da una reale necessità: il lavoro, una visita medica urgente oppure il ritorno a casa. Da ieri c’è anche la prescrizione Zaia della passeggiata o dell’attività fisica nel raggio di 200 metri dalla propria abitazione, ma non è che le forze di polizia si mettano a misurare con il metro da sarto. Non ci mettono molto a capire chi non la racconta giusta.
Quando si ha torto marcio? «Se il nostro comportamento non è stato corretto, la prima cosa alla quale siamo sottoposti è l’identificazione», spiega l’avvocato bellunese Mauro Gasperin, «dopo di che, dobbiamo fare l’elezione di domicilio, che è il luogo in cui ci arriveranno gli atti giudiziari. La terza mossa è quella di nominare un avvocato di fiducia o farsene dare uno d’ufficio. A quel punto, da parte di polizia o carabinieri scatta la comunicazione di notizia di reato per l’articolo 650 del Codice Penale».
Comincia l’attesa di quello che si chiama decreto penale di condanna. L’atto ci ricorda che possiamo cavarcela con il pagamento di un’ammenda fino a 206 euro, ma «non è il caso di pagare subito, perché il decreto diventa esecutivo e finisce per diventare un precedente penale. Ne va della nostra incensuratezza, insomma, e questo può diventare un problema tutt’altro che secondario per ciascuno di noi. Ci sono 15 giorni per presentare opposizione e andare a giocarsela in tribunale, davanti al giudice».
Qui di solito di ricorre a quella che si chiama oblazione, cioè il versamento di una somma in denaro, che è meno dolorosa, ma soprattutto «estingue il reato», sottolinea Gasperin, «bastano 106 euro e la nostra mancanza non comparirà mai nel casellario giudiziale. Eravamo e rimaniamo incensurati». —