Ex Ilva, alla Fondazione An si presenta il romanzo di Mellone “Fino alla fine”
Parlare di ex Ilva fuori dalla propaganda, dalle imbarazzanti dirette Facebook, dalla cronaca convulsa che da politica si è fatta giudiziaria. Farlo tenendo insieme i fili di una vicenda che si è abbattuta sul nostro Paese come una scure, con una accelerazione improvvisa ma con una traiettoria prevedibilissima. Così prevedibile che c’è chi l’ha immaginata da tempo […]
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Parlare di ex Ilva fuori dalla propaganda, dalle imbarazzanti dirette Facebook, dalla cronaca convulsa che da politica si è fatta giudiziaria. Farlo tenendo insieme i fili di una vicenda che si è abbattuta sul nostro Paese come una scure, con una accelerazione improvvisa ma con una traiettoria prevedibilissima. Così prevedibile che c’è chi l’ha immaginata da tempo e ne ha fatto l’asse portante di un romanzo nato distopico e finito in strettissima attualità. Domani, mercoledì 20 novembre, alle 17.30, presso la sala conferenze della Fondazione An, in via della Scrofa 43, a Roma, sarà presentato Fino alla fine, il romanzo profetico di Angelo Mellone sulle acciaierie di Taranto.
La presentazione di “Fino alla fine” alla Fondazione An
Con l’autore interverranno il direttore del Secolo d’Italia Francesco Storace, il direttore dell’Agi Mario Sechi e i giornalisti Laura Tecce e Paolo Corsini, presidente dell’associazione Lettera22, che organizza l’evento in collaborazione con la Fondazione An. Il racconto di Mellone intreccia le vicende dei tre protagonisti con il destino degli impianti che incombono e insieme sovraintendono alla vita della città e dei suoi abitanti, incidendo però su tutto il Mezzogiorno e, in fin dei conti, su tutto il Paese. Ne esce il “Romanzo di una catastrofe”, come recita il sottotitolo, che – ha avuto modo di spiegare lo stesso autore – è “un crocevia”. Perché quella vicenda industriale, sociale, collettiva rappresenta un “punto di non ritorno”, un “episodio chiave per il suicidio assistito del Mezzogiorno italiano“.
La critica di Mellone al “presentismo”
Molto, in questi giorni, Mellone ha avuto modo di parlare del suo romanzo e di ciò che l’ha ispirato. Di una visione non solo delle acciaierie che furono Italsider e alle quali è legato – anche – da una dolorosa vicenda personale. Di una visione che riguarda l’idea di Paese e di futuro. Persa in quei “drammi” che l’autore ha indicato nel presentismo, nell’ambientalqualunquismo, nel giustizialismo. Nei racconti di “quelli col tesserino dell’ordine dei giornalisti che di tanto in tanto arrivano a fare shopping dell’apocalisse”. Perché “qualche storia terribile da raccontare – ha sottolineato di recente Melloni – si trova sempre e chi se ne frega del fact-cheking”.
Parlare di Ilva con coraggio
È dunque anche per questo, per l’importanza di una narrazione corretta, finanche se romanzata, che l’appuntamento promosso da Lettera22 assume, tra le tante presentazioni di queste settimane, una particolare rilevanza. Perché, come viene spiegato efficacemente nella stessa presentazione dell’editore Mondadori, il libro racconta anche “la degradazione della politica al tempo dei social, la sua banalizzazione e l’impossibilità di affrontare temi complessi da parte della classe dirigente”. Affronta, insomma, anche il tema del danno enorme che viene dall’incapacità di offrire una lettura comprensibile dei fatti. Ma senza appiattirsi sulle parole d’ordine del politicamente o del sondaggisticamente corretto. Parlare di Ilva oggi è centrale. Parlarne con un tavolo di giornalisti non allineati e non omologati è vitale.
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