Claudia Galanti scrive alla sua Indila: «Ti mando un mare di palloncini, lì in cielo»
È considerato tradizionalmente il primo giorno di primavera, ma il 21 marzo per Claudia Galanti era il giorno del compleanno della sua terza figlia. La showgirl paraguaiana, 37 anni, nel dicembre 2014 ha provato il dolore più grande che possa toccare a un genitore: sopravvivere a un figlio. Da allora con quel dolore, convive, fa i conti. Indila Carolina, tragicamente scomparsa a soli nove mesi nel dicembre 2014, a causa di un’infezione batterica, quest’anno avrebbe compiuto 5 anni.
E come ogni anno, mamma Claudia la ricorda con un’emozionante messaggio. «Se le mie lacrime potessero costruire una scala e i miei ricordi una strada, camminerei fino al cielo per riportati a casa. Ti mando un sacco di palloncini, lì in cielo. E un messaggio per dirti quanto mi manchi ogni giorno. Sorrido ai ricordi, anche se sorrido con le lacrime».
«Spero che tu sia accanto a me, è così difficile non averti fra le mie braccia, per vedere il tuo viso, come stai cambiando e come stai crescendo, per abbracciati di più, per sentire la tua voce, è questo che desidero ogni singolo minuto. Spero che tu mi senta come credo e che tu sappia quanto ti amo. Anche se passano gli anni la tua memoria rimarrà vicina e cara come lo è ogni giorno. Buon compleanno, piccola mia».
Il giorno della tragedia, Claudia era lontana (in vacanza con le amiche, mentre i bambini erano col padre Arnaud Mimran, suo ex compagno). E quell’assenza non riesce a perdonarsela: «Ogni notte, quando vado a letto, i sensi di colpa mi mangiano il cervello. Penso che, forse, se ci fossi stata, avrei potuto fare qualcosa. Ma è normale che una madre pensi così». A darle la forza, sono gli altri due figli, Liam, oggi 9 anni, e Tam Harlow, 8. I tre sono tornati a vivere in Francia, dopo un periodo a Milano. E lì oggi la sua vita è molto più tranquilla, lontana dagli eccessi di un tempo: «Passo serate intere davanti alla tivù, loro invece sono molto socievoli. Eppure in questi anni mi sono chiesta se nella loro breve vita non abbiano dovuto sopportare troppi dolori».