La “talpa” che svelò a Emiliano l’indagine a suo carico? Ora collabora con Fratelli d’Italia
In una delle ultime riunioni degli iscritti di Fratelli d’Italia a Bari, la segretaria Antonella Lella l’ha espressamente menzionato. “Un grande grazie a Nicola Pepe per aver scritto il programma di Luigi Lobuono”, cioè lo sfidante, sconfitto, di Antonio Decaro alle ultime regionali. Pepe, estensore del programma del centrodestra e collaboratore di Fratelli d’Italia di Bari, andrà a processo a aprile prossimo: secondo la procura del capoluogo pugliese è la talpa che ha svelato a Michele Emiliano tre giorni prima il blitz che la Guardia di finanza aveva programmato per perquisire la presidenza della Regione Puglia nell’inchiesta che vedeva indagato l’ex governatore.
La vicenda, avvenuta l’8 aprile 2019, ha dell’incredibile. Il contesto è l’indagine per finanziamento illecito e abuso d’ufficio in relazione alla campagna elettorale per le primarie del Pd: Emiliano era candidato a segretario (finirà terzo dopo Matteo Renzi e Andrea Orlando) e la sua campagna di comunicazione, secondo l’ipotesi accusatoria della procura, sarebbe stata pagata da Giacomo Mescia, un imprenditore dell’eolico. Emiliano e Mescia sono poi stati assolti da ogni addebito dal tribunale di Torino, dove si è svolto il processo.
Quell’8 aprile 2019 si era però nel pieno delle indagini e la procura aveva programmato un blitz con perquisizione e sequestro per l’11 aprile. Una notizia eclatante, che non era sfuggita a un cronista de La Gazzetta del Mezzogiorno, Massimiliano Scagliarini, che aveva avuto una “soffiata” da una fonte; la promessa era di scriverne solo l’11, giorno della perquisizione. Scagliarini riferisce della imminente notizia alla sua redazione: in quel momento Nicola Pepe è responsabile della redazione web e viene messo a parte dell’indiscrezione.
E cosa fa? Lascia la redazione e raggiunge la presidenza della Regione Puglia. Il resto lo racconta la denuncia che il giorno dopo, 9 aprile, lo stesso Emiliano deposita in procura. “Nicola Pepe mi ha comunicato a voce, alla presenza di testimoni, che Scagliarini in redazione aveva comunicato che giovedì mattina ‘si sarebbe ballato’ nel senso di un trambusto particolare perché sarei stato oggetto di una perquisizione domiciliare presso la Presidenza da parte della Guardia di Finanza, specificando che si trattava dei fatti relativi all’imprenditore Giacomo Mescia”.
È l’ex governatore quindi a denunciare la fuga di notizie. La procura quindi apre un’indagine a carico di Pepe, accusato di favoreggiamento e di aver provocato “un grave nocumento all’attività investigativa”, consistita nel rinvio delle perquisizioni e nella conoscenza da parte degli indagati dell’inchiesta a loro carico e dei provvedimenti da eseguirsi. Nei giorni scorsi il giudice del Tribunale di Bari Valentina Tripaldi, al termine dell’udienza predibattimentale, ha disposto la prosecuzione del giudizio per Pepe, ammettendo la costituzione di parte civile di Scagliarini, inizialmente coindagato ma poi archiviato.
E cosa fa ora Pepe? Andato in pensione a 55 anni, si è cancellato dall’albo dei giornalisti e ha intrapreso una carriera come comunicatore politico. Grazie al suo legame con il senatore FdI Filippo Melchiorre, è diventato collaboratore dell’europarlamentare Michele Picaro, coordinatore dei Fratelli d’Italia della provincia di Bari, ed è presenza fissa nelle kermesse di partito. E intanto si prepara al processo che si terrà davanti al giudice monocratico Patrizia Gramegna.
La sua linea difensiva, illustrata dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto, è che l’interlocuzione con Emiliano servisse a verificare per primo l’esistenza della notizia, in modo da fare uno scoop e bruciare sul tempo il collega. Una tesi ribattuta dalla pm Savina Toscani, che ha fatto notare come Emiliano non potesse in alcun modo confermare o smentire una perquisizione di cui sarebbe stato oggetto e che si sarebbe svolta quattro giorni dopo. Il processo inizierà il 3 aprile 2026.
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