Arianna Fontana nella leggenda olimpica: nona medaglia in 5 edizioni. Il lungo viaggio dell’azzurra tra i podi da Torino a Pechino
Come lei quasi nessuno, in Italia e non solo. Stefania Belmondo ha vinto 10 medaglie olimpiche in cinque edizioni diverse delle Olimpiadi invernali, il suo stesso numero di partecipazioni e una medaglia in più. Poi c’è Edoardo Mangiarotti, che nella scherma ha vinto ben 13 medaglie nei Giochi estivi. E poi possiamo fare solo i nomi di Valentina Vezzali e di un altro fantastico schermidore azzurro, Giulio Gaudini, che hanno vinto lo stesso numero di medaglie. Abbiamo citato protagonisti davvero mitologici dello sport azzurro, atleti che hanno scritto la leggenda dello sport italiano in più di un secolo di storia. Oggi ai vari Belmondo, Vezzali, Mangiarotti e Gaudini si unisce Arianna Fontana, che ha vinto la sua nona medaglia olimpica in cinque edizioni dei Giochi invernali. È riuscita in questo incredibile record ottenendo con la staffetta mista dello short track un argento nella prima giornata delle Olimpiadi di Pechino 2022.
A vincere medaglie olimpiche Arianna ha iniziato molto presto, quando era poco più che adolescente. Erano i giorni magici di Torino 2006 e insieme a Marta Capurso, Mara Zini, Katia Zini e Cecilia Maffei vinse un bronzo in staffetta. Non aveva nemmeno idea di quello che poteva essere quell’inizio scintillante di carriera, anche perché a 15 anni hai pochi punti di riferimento e solo tanta voglia di divertirti. L’Olimpiade successiva, quella di Vancouver 2010, è stata difficile. Le avversarie erano fortissime e lei non era in gran forma. Arrivò comunque un bronzo nei 500 metri, preso per i capelli dopo il passaggio in finale per un solo millesimo. Ma non è una questione di fortuna, nello sport e nello short track in particolare non può ridursi tutto al caso. Bisogna gestire corpo, strategie e avversarie mentre si è delle scintille sul ghiaccio. E la scintilla bionda nata a Sondrio ha sempre piegato il destino al suo talento e alla sua energia.
Sochi 2014 è un trionfo: tre medaglie, due bronzi e un argento nei suoi 500 metri. Nella gara dove serve essere al massimo e dove la brillantezza la fa da padrone, Arianna Fontana riesce sempre a esserci, nonostante il tempo stesse passando e le avversarie diventassero sempre più specialiste. Anche in questo caso il talento e le doti strategiche non riuscivano a tramontare. Mancava una cosa a quel punto quasi necessaria. Mentre vinceva medaglie olimpiche, Fontana otteneva anche Coppe, Europei e Mondiali. Non si faceva mancare niente. Quella cosa però continuava a mancare ed era la medaglia d’oro olimpica.
A Pyeongchang 2018 viene scelta come portabandiera e questo aggiunge peso al peso. Con tonnellate di tensione addosso, il 13 febbraio 2018 Arianna scende in pista per la finale dei 500 metri. Alla prima curva quel peso enorme, che tante volte ha schiacciato i favoriti, è già scomparso. Arianna vola e vince quello che le mancava: è oro olimpico con il suo record (42″569).
Dopo aver raggiunto tutti i traguardi possibili, trovare motivazioni non è facile. Come per tanti altri atleti il Covid ha dato nuove priorità e l’età ormai non era più quella verdissima delle prime vittorie. C’era Pechino laggiù e sembrava lontanissima. Arianna ha avuto la tentazione di lasciare, già da leggenda del suo sport e italiano tout court, ma ha deciso infine di riprovarci ancora, scendendo in pista al Capital Indoor Stadium, lì dove cinesi e americani negli Anni ’70 hanno dato vita alla “Diplomazia del ping pong”. Luogo storico oggi anche per un altro motivo.
Arianna Fontana prima passa ai quarti di finale dei 500 metri, poi controlla insieme alla squadra i quarti e le semifinali della staffetta mista e in finale fa grandi frazioni insieme ai suoi compagni di oggi, Martina Valcepina, Pietro Sighel e Andrea Cassinelli. Per millesimi l’Italia è d’argento, ma non c’è la delusione del mancato oro perché veder vincere ancora una volta Fontana alla sua quinta Olimpiade è una festa che non si può oscurare. Ormai è leggenda, ma ci sono ancora tante gare in queste Olimpiadi e la striscia dei record non è di sicuro chiusa. Raggiungere Belmondo è possibile e l’atleta di Sondrio non vuole certo fermarsi adesso.
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