Gli ospedali veneziani già pronti per la terza ondata
Contagi ancora in aumento, Menegazzi (Uil): «Preoccupa il possibile nuovo stop dell’attività ordinaria da poco riavviata»
VENEZIA. Il virus rialza la testa nel Veneziano, esplicitando, con la forza dei numeri, che la curva può tornare a salire improvvisamente, con la stessa velocità sperimentata a inizio gennaio, con l’inizio del periodo di tregua. Dopo settimane intere a doppia cifra, il 24 febbraio il Veneziano ha registrato 222 nuovi contagi. E il timore, che trova fondamento nelle parole degli scienziati, è che i nuovi casi si possano tramutare, nel giro di due-tre settimane, in nuovi ricoveri in area medica, quindi in Terapia intensiva. Nel Veneziano, gli ospedali sono pronti a rispondere all’eventuale onda d’urto, forti dell’esperienza maturata a dicembre.
Fuori provincia, le strutture stanno in parte tornando all’assetto seconda ondata, con l’avanzare dello spettro della terza . Nell’Usl 3 i posti letto di Terapia intensiva attivi sono 76, vale a dire 20 in meno rispetto alla “potenza di fuoco” che era stata sprigionata a cavallo tra il 2020 e il 2021. Ancora non si pensa di attivarne di nuovi, ma tutto può cambiare nel giro di breve.
Al Civile di Venezia ci sono appena due ricoveri motivati dal virus, ma l’area Covid del quarto piano è pronta ad accogliere eventuali nuovi pazienti. A Mestre non si è concretizzato il progetto di trasferimento al quinto piano di tutti i pazienti positivi, ora 15. Molte delle prestazioni ordinarie dell’ospedale di Dolo (57 ricoveri in area medica e 7 in Rianimazione) sono state prese in carico dalla struttura di Mirano (un solo ricoverato), per consentire al Covid hospital di non dismettere i suoi abiti di punto di riferimento per la provincia.
Nel Veneto orientale, è stato chiuso da giorni il reparto di Terapia intensiva nel Covid hospital di Jesolo, ma sarebbe sufficiente girare la chiave nella toppa della porta per tornare a un paio di mesi fa. E lo stesso vale per le aree Covid – la 1, la 3 e la 4 – ora congelate, ma riattivabili in 24 ore.
«Gli ospedali hanno ridimensionato gli spazi dedicati al Covid, ma non hanno mai chiuso quelle aree. Hanno le antenne alzate, pronti a tornare all’assetto di dicembre, se dovesse essercene bisogno» conferma Francesco Menegazzi di Uil. «Mi preoccupa però l’eventuale nuova sospensione dell’attività ordinaria, che era da poco stata ripristinata».
D’altra parte, la matematica parla chiaro. Il 24 febbario c’è stato un nuovo balzo in avanti del numero delle persone positive: 3.874, cioè 69 in più rispetto a martedì. Mentre si è registrato solo un decesso. La speranza è che questo abbozzo di campagna vaccinale abbia come esito il contenimento dei decessi. Con la vaccinazione degli anziani ospiti delle Rsa e l’inizio della profilassi per gli ultra 80enni, il primo risultato potrebbe apprezzarsi proprio in relazione a questo dato. —
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