Varese, l’ex candidato sindaco della Lega indagato per aver pagato una tangente
Paolo Orrigoni è l’amministratore delegato della catena Tigros. E' sotto indagine per il sospetto pagamento di una tangente da 50mila euro
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Non accennano a placarsi i guai per la politica lombarda, in particolare per quanto riguarda gli esponenti del centrodestra a livello locale. A finire nel mirino dell indagini, oggi, è l’ex candidato sindaco leghista alle elezioni a sindaco di Varese (perse al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra Davide Galimberti).
A capo di un gruppo da 700 milioni di euro di fatturato in più di 60 supermercati che soprattutto tra Lombardia e Piemonte impiegano quasi 2.000 dipendenti, il 41enne Paolo Orrigoni è l’amministratore delegato della catena Tigros fondata dal padre.
Scrive il Corriere della Sera:
Ora Orrigoni è indagato dalla Procura di Milano per l’ipotesi di reato di corruzione in un filone urbanistico della nuova inchiesta su una variegata casistica di reati contro la pubblica amministrazione a Milano e in provincia di Varese. Per Orrigoni è l’effetto dell’interrogatorio che l’altro ieri pomeriggio, dopo essersi inizialmente avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip, ha invece deciso di rendere ai pm il facoltoso imprenditore Piero Enrico Tonetti, uno dei 28 arrestati (ai domiciliari) fra le 43 misure cautelari di due settimane fa. Nell’arresto la gip Raffaella Mascarino e i pm Bonardi-Furno-Scudieri contestavano a Tonetti che un progetto del valore di 50.000 euro, da lui affidato a un piccolo studio di ingegneria, mascherasse in realtà una tangente di Tonetti destinata a chi glielo aveva indicato, e cioè al coordinatore di Forza Italia a Gallarate e consigliere di amministrazione della consorziata dei rifiuti di 27 comuni «Accam spa», Alberto Bilardo: proprio uno degli amministratori teleguidati (insieme al pure arrestato assessore comunale forzista all’Urbanistica Alessandro Petrone) da Gioacchino Caianiello, il ras di Forza Italia nella provincia di Varese ad onta di una condanna definitiva per concussione e dell’assenza teorica di ruoli di partito (formalmente coordinato dall’europarlamentare Lara Comi).
La ragione della tangente, ipotizzava l’accusa, stava nella ricerca di una variante urbanistica al piano regolatore, relativa a un’area nel comune di Gallarate (via Cadore-Torino) di proprietà della società «Pi.Ro.gail» di Tonetti, il quale aveva già un preliminare di vendita del terreno alla Tigros interessata a trasferirvi un suo supermercato. La novità, però, è che adesso Tonetti non soltanto ammette che quei 50.000 euro di finta progettazione al professionista «testa di legno» (che retrocesse i soldi in contanti a Bilardo) era davvero una tangente per la variante urbanistica, ma soprattutto rivela di averla pagata a titolo di anticipo per conto del patron della Tigros, Paolo Orrigoni. Il tutto nell’ambito di una intesa tra i due imprenditori già incorporata nell’idea del preliminare di vendita del terreno, e sulla quale Tonetti ha consegnato ai magistrati anche documentazione a suo avviso comprovante le proprie dichiarazioni. Esse si combinano ora con le piuttosto esplicite intercettazioni che per i pm già attestavano in diretta «l’ordine di scuderia dettato da Caianiello a tutti i suoi uomini, ed in particolare all’assessore Petrone, e cioé spingere per far approvare la variante generale nel minor tempo possibile»: brigando per superare l’iniziale opposizione a una prima ipotesi di variante (puntuale anziché generale) del sindaco leghista Andrea Cassani nella giunta di centrodestra, le resistenze del dirigente comunale Massimo Sandoni (quello che poi registrerà alcune pressioni come «agente attrezzato sonoro» autorizzato dai pm), e anche «l’erroneità dei dati dimensionali indicati nel contributo partecipativo originariamente presentato».
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