La polizia carica, un ferito. Ma sono in tantissimi a Milano per onorare Sergio Ramelli
In tanti hanno risposto a Milano all’appello per onorare Sergio Ramelli, assassinato dall’odio comunista 44 anni orsono. A piazzale Susa si è radunata una folla davvero grande, anche se la prefettura ha fatto di tutto per dissuadere la partecipazione. Persino la provocazione dell’autorizzazione di un corteo antifascista che sembrava la rivendicazione di quel delitto compiuto […]
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In tanti hanno risposto a Milano all’appello per onorare Sergio Ramelli, assassinato dall’odio comunista 44 anni orsono. A piazzale Susa si è radunata una folla davvero grande, anche se la prefettura ha fatto di tutto per dissuadere la partecipazione. Persino la provocazione dell’autorizzazione di un corteo antifascista che sembrava la rivendicazione di quel delitto compiuto con viltà e violenza inaudita.
Una carica irresponsabile
Ma la comunità che si è radunata per Ramelli è stata molto più composta di quel che speravano avversari e stampa. C’è stata anche una irresponsabile carica di polizia, con un ferito tra i manifestanti, per impedire la partenza del corte. Partecipazione di migliaia di militanti di destra, richiamati da Cpi, Fn, Lealtà e Azione, e dall’appello di 60 parlamentari a partire da Fdi. La manifestazione si svolge civilmente.
E’ stata peraltro, da sinistra, una giornata di continue provocazioni contro la memoria di Ramelli. La notte scorsa la lastra per ricordarlo con la scritta ‘Ciao Sergio’ è stata coperta di vernice rosa. A notarlo una Volante della polizia, che passando intorno alle 3.30 in via Paladini, dove abitava, ha visto l’ennesimo atto di vandalismo nel clima di tensione che si respira in questi giorni in città.
Ma non è stato l’unico gesto visivo che inneggia alla violenza che uccise nel 1975. La scritta “100 Ramelli” vergata in rosso e seguita da un simbolo anarchico è apparsa in viale Gran Sasso. Che è nel quartiere di Città Studi adiacente a quello dell’Ortica, zona operaia, dove il giovane fu aggredito a morte. Poi le provocazioni anche sul web, denunciate da esponenti di Fratelli d’Italia, i consiglieri alla regione Lazio e al Campidoglio, Chiara Colosimo e Andrea De Priamo, e dal parlamentare Federico Mollicone.
“Inorriditi ci chiediamo come mai non sia stata oscurata dai vertici di Facebook l’immagine postata dal sedicente gruppuscolo Azione Antifascista Roma Est: la pesante chiave inglese Hazel 36 utilizzando anche l’hashtag ‘Ramelli’, lugubre strumento di morte utilizzata negli anni di piombo dai gruppettari dell’ultrasinistra per sprangare i militanti di destra”. Così la Colosimo e De Priamo .
Nostalgici a sinistra
Poi, anche Mollicone: “Non sono bastati alcuni giornalisti “distratti” che nei giorni scorsi hanno riportato la morte di Ramelli come causata dagli scontri con militanti di Avanguardia Operaia. Ora i nuovi antifascisti dimostrano di rivendicare i tempi bui in cui “uccidere un fascista non è reato”. L’infamia di questi nostalgici degli anni di piombo arriva a richiamare l’aggressione antifascista con gli hashtag che corredano la foto che ritrae una chiave inglese: #ramelli o #hazet36. Io personalmente ho provveduto a segnalare la vergognosa foto: ora tocca al ministro dell’Interno e alla Polizia postale intervenire per eliminare l’account e rintracciare i responsabili”.
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