Stavano svaligiando il portabagagli di un"auto parcheggiata in via Portuense, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Trastevere li hanno notati e sono immediatamente scattate le manette. È finita con un arresto in flagranza per tre cittadini di origine bosniaca di 18, 20 e 22 anni che hanno inutilmente tentato la fuga. E che, adesso, attendono di essere processati per direttissima e dovranno rispondere delle accuse di furto aggravato e possesso ingiustificato di arnesi da scasso.Una vicenda comune in una metropoli come Roma, dove furti ed effrazioni sono all"ordine del giorno. Eppure, a dare un"eco particolare all"accaduto c"è un dettaglio: gli arrestati risiedevano tutti nel campo attrezzato della Croce Rossa di via Bernardo Ramazzini. Facevano parte del gruppo di nomadi sgombrati dal Camping River alla fine di luglio e temporaneamente alloggiati nelle casette di acciaio e plastica allestite nel quartier generale della Croce Rossa di Roma a Monteverde. Il loro arrivo era stato accolto con diffidenza da residenti e comitati di quartiere, preoccupati che la presenza degli sfollati potesse impattare negativamente sulla zona. Oggi quei timori, inizialmente bollati dalla stampa mainstream come l"ennesima deriva razzista, sono diventati realtà. È per questo che Fabrizio Santori, dirigente regionale della Lega, e Giovanni Picone, capogruppo della Lega nel Municipio XII, chiedono al sindaco di Roma Virginia Raggi la "chiusura immediata della struttura".La richiesta è identica a quella già formulata, sempre dagli esponenti del Carroccio, alla fine di agosto. Quando in uno degli alloggi del campo era stata ritrovata parte della refurtiva saccheggiata dai magazzini dell"organizzazione internazionale: indumenti, detergenti, monitor, stampanti e materiale scolastico. All"episodio, però, non seguì alcuna misura, se non l"allentamento dei responsabili dalla struttura. "Siamo stanchi di subire queste imposizioni che vanno a discapito dei residenti in termini di sicurezza e incolumità personale, se l"amministrazione comunale non interverrà - fanno sapere i due in una nota - crediamo sia opportuno che il prefetto di Roma prenda atto che questo centro non è più compatibile con il contesto sociale del territorio in cui è stato collocato".