A Rialto chiude il negozio di detersivi, il titolare: «Pochi residenti e affitti alti»
Una città che si spopola, un turismo che dilaga, s’insinua, prende il sopravvento. E, a volte, soffoca intere zone. È anche questa la storia di Fabio Barbiero e della sua famiglia, che da 36 anni gestisce il negozio di detersivi e prodotti per la casa Igiene e bellezza, a Rialto, e che a fine luglio abbasserà definitivamente la serranda.
«Non sono dispiaciuto, mi tolgo un peso» commenta di getto il titolare, «certo, mi dispiace per i nostri clienti, ma continuare a lavorare là è impossibile». Da quando l’attività era stata avviata dalla mamma Anna De Marchi, le cose sono cambiate completamente e quella che racconta Barbiero è la storia di una città intera, che ha cambiato identità e non si riconosce più.
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«Vent’anni fa pagavo la metà il locale e avevo il doppio del lavoro, ora è il contrario. Ce ne andiamo per il caro affitti e perché la zona si è svuotata, non conviene restare» continua. Il titolare spiega come la situazione sia diventata invivibile da tempo. Un esempio? «Lavorare nel weekend, con i vari gruppi tra addii al nubilato e celibato. D’altronde la calle è stretta, i bar nelle nostre vicinanze attirano. Per questo, da tempo ho deciso di tenere chiuso il sabato pomeriggio».
Vendere detersivi e articoli per la casa in una zona in cui i residenti sono sempre meno, è un’impresa e Barbiero lo vede bene paragonando la situazione del negozio a Rialto con quella delle Guglie, dove ha un altro punto vendita. «Qui è diverso, la zona è ancora residenziale» dice, mentre la fila per la cassa scorre spedita, tra chiacchiere e confidenze perché, d’altronde, «diventiamo un punto di riferimento per i nostri clienti, si instaura un legame di reciproca fiducia» spiega la sorella Lisa, anche lei in negozio.
«In questi anni abbiamo visto l’evoluzione della situazione del commercio, dall’apice fino alla deriva. Dodici anni fa, ad esempio, abbiamo aperto un negozio in via Garibaldi e in quel caso abbiamo assistito all’effetto opposto, perché la zona è diventata sempre più residenziale. Invece a San Polo c’è stato un tracollo e dopo il Covid le cose sono sicuramente peggiorate». Il più grande scoglio? «L’affitto adeguato. Ci sono botteghe che devono pagare 2.500 euro al mese, come fanno?» chiede. Nel suo caso, ammette di aver ricevuto un aiuto, terminato subito dopo il momento più critico della pandemia. Non abbastanza per andare avanti, per continuare a vendere prodotti per i residenti in una zona che i residenti quasi non li ha più.